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Mantenere la prestazione sotto pressione: gli stili di concentrazione di Nideffer

Per la teoria di Nideffer (1976) le persone hanno uno stile di concentrazione preferenziale e se necessario passano più o meno agevolmente da uno all’altro

Il rapporto tra attenzione, concentrazione ed elaborazione delle informazioni è contemplato nella teoria nota come ‘Theory of Attentional and Interpersonal Style.

Dove il fattore umano è determinante per la performance , l’attenzione, la concentrazione e l’elaborazione delle informazioni sono la base fondamentale .

L’ attenzione rivolta a ciò che nell’ambiente esterno o interno serve per centrare i nostri obiettivi, la concentrazione sul compito serve per condurre a termine le azioni iniziate. Le distrazioni , perché interrotti continuamente da altro interno o di esterno, sono una minaccia costante. Una adeguata elaborazione delle informazioni essenziali serve per portare a termine operazioni anche molto semplici se prese singolarmente .

Il rapporto tra attenzione, concentrazione ed elaborazione delle informazioni è al centro della ‘Theory of Attentional and Interpersonal Style’ (Nideffer, 1976). La teoria da riferimenti per comprendere e predire le condizioni in base alle quali il potenziale individuale può essere pienamente espresso nello sport, nello studio o nel lavoro. L’ autore ha sviluppato il ‘Test of Attentional and Interpersonal Style’ (TAIS; Nideffer, 1976) .

Concentrazione e stili attentivi

Nideffer afferma che il focus attentivo può variare entro uno spazio a due dimensioni definito dall’intersezione di due assi, che rispettivamente ne colgono ampiezza (focus ampio – ristretto: asse orizzontale) e direzione (focus orientato all’esterno – all’interno: asse verticale). In questo modo si definiscono quattro stili di concentrazione, uno per ogni quadrante, che definiscono le interazioni possibili tra attenzione, concentrazione e elaborazione delle informazioni.

  • Stile Consapevole: caratterizzato da un focus attentivo ampio ed orientato all’esterno. L’individuo cerca di cogliere dall’ambiente informazioni da analizzare per reagire velocemente e anche istintivamente alle sollecitazioni ambientali. La persona deve prestare attenzione sia a se stesso che a quanto accade intorno a lui; per esempio, il pilota di formula uno, concentrato nel mezzo di un sorpasso in curva;
  • Stile Strategico: è caratterizzato da un focus attentivo ampio ed orientato all’interno. L’individuo tende all’analisi, alla pianificazione e alla costruzione di strategie usando le informazioni presenti nell’ambiente in relazione a quelle già possedute. L’esempio è il giocatore di scacchi, concentrato nella ricerca della prossima mossa da fare a partire dal proprio repertorio di mosse e da quelle che vede fare all’avversario, in relazione alle pedine presenti sulla scacchiera;
  • Stile Sistematico: è caratterizzato da un focus attentivo ristretto ed orientato internamente. L’individuo è impegnato nelle ripetizione sistematica delle informazioni necessarie a portare a termine il compito o per valutare e/o manipolare i propri stati interni (motivazione, respirazione, tensione muscolare etc.) in maniera sistematica. Un esempio è quello del tuffatore, concentrato prima di lanciarsi dal trampolino;
  • Stile Focalizzato: è caratterizzato da un focus attentivo ristretto ed orientato esternamente. L’individuo è teso a realizzare una procedura o un obiettivo di natura concreta oppure interpersonale (ad esempio fare una domanda).Per esempio lo studente che si appresta a fare una domanda al professore.

Concentrazione stili di Nideffer e prestazione sotto pressione Psicologia Fig 1

Fig.1 Stili attentivi di Nideffer

Secondo Nideffer gli individui in genere presentano uno stile di concentrazione preferenziale, nel quale si trovano nella maggior parte del tempo e, nel caso le circostanze lo richiedano, sono in grado di passare più o meno agevolmente da uno all’altro, per conformarsi a quanto richieste dal contesto. Forse l’esempio più calzante è la distinzione tra l’atleta dello sport di squadra e lo studente o il manager. Nel primo caso, l’atleta sarà per lo più interessato a cosa accade attorno a lui (focus orientato all’esterno) e si muoverà perlopiù sulla dimensione dell’ampiezza. Per tirare un rigore, ad esempio, il calciatore sarà soprattutto focalizzato sul compito di calciare (focus ristretto); invece, per fare un passaggio decisivo potrebbe essere ugualmente importante considerare la posizione dei propri compagni di squadra e degli avversari sul campo da gioco (focus ampio). Lo studente e il manager, all’opposto, potrebbero perlopiù essere interessati all’autoregolazione emotiva e comportamentale (focus orientato all’interno) e muoversi anch’essi sulla dimensione dell’ampiezza, ma con scopi diversi, come accade ad esempio nella presa di decisione (focus ristretto) o nella pianificazione di un corso d’azione futuro (focus ampio) (cfr. Nideffer, Sagal, Lowry, & Bond, 2001). Lo studente potrebbe ad esempio essere interessato a rimanere calmo e concentrato sulla materia da studiare per l’esame (orientato all’interno) e oscillare tra lo studio del singolo argomento d’esame (focus ristretto) o la pianificazione della successione di argomenti da trattare (focus ampio).

Gli spostamenti tra i vari tipi sono supportati da resoconti esperienziali, studi osservazionali e rilevazioni empiriche (Nideffer, 2002). Ad esempio Landers Wang e Courtet (1995) mostrano che all’approssimarsi del compito l’ampiezza del focus attentivo diminuisce; Lacy (1967), invece, dimostra che la frequenza cardiaca tende ad accelerare (orientamento verso l’interno) o decelerare (orientamento verso l’esterno) in accordo con lo slittamento del focus attentivo sulla dimensione orientamento interno-esterno.

Pressione ambientale, performance e concentrazione

Cosa succede quando ci troviamo sotto pressione? Cosa accade, quando ci troviamo a competere con i nostri avversari in uno stadio gremito ? Cosa accade quando dobbiamo discutere la nostra tesi di laurea di fronte ad amici e parenti? Cosa accade quando il tempo stringe e dobbiamo consegnare un lavoro? Per esperienza diretta o resoconto riferito da altri, conosciamo bene la situazione di chi, nonostante una profonda, lunga e tenace preparazione, si è trovato improvvisamente senza parole di fronte ad una commissione, ha sbagliato un lancio decisivo, ha improvvisamente lasciato incompiuto un lavoro importante… Cosa accade quando aumentano le pressioni ambientali e, in conseguenza di ciò, anche il livello di attivazione ?’. Nideffer afferma che in queste condizioni, lo slittamento da una stile attentivo all’altro diviene più difficile e la persona tenderà sempre più ad orientare la concentrazione verso l’interno e a sperimentare un restringimento del focus attentivo, determinando in questo modo un deterioramento della performance, descritto dall’autore nei termini di una ‘spirale discendente’ di decisioni e azioni frettolose e una percezione del tempo velocizzata (Nideffer, 1986).

Fig. 2 Downward Spiral Degradazione performance

Come prevenire una situazione di questo tipo? Ma soprattutto, come mai gli atleti di élite che osserviamo tutti i giorni confrontarsi in competizioni serrate, in stadi rumorosi e gremiti , non soccombono alle pressioni ambientali?

In realtà la performance sportiva individuale sotto pressione, secondo Nideffer, è determinata da quattro parametri:

  • Differenze genetiche: che determinano ad esempio l’ansia di tratto , il temperamento, la reattività allo stress;
  • Differenze individuali nella consapevolezza e nell’uso di strategie usate per ‘trattare’ i problemi, come l’evitamento di distrazioni e la focalizzazione volontaria dell’attenzione , l’uso dei segnali che provengono dall’ambiente in relazione al compito in corso
  • Grado con il quale la prestazione è stata appresa e automatizzata grazie alla sua ripetizione, fino al punto in cui la messa in atto sia eseguita ‘senza pensarci’, ovvero con un dispendio minimo di risorse cognitive – elaborazione ‘mindless’
  • Grado di fiducia nelle proprie capacità di fronteggiare la situazione. Sono in gioco qui variabili come il senso di autoefficacia percepita , la valutazione delle situazioni in termini sfida e opportunità , l’ottimismo disposizionale

Così, una volta venuti a conoscenza di quali sono le situazioni in cui ci è richiesto -e soprattutto desideriamo- esercitare livelli elevati di performance, e una volta conosciuto in che modo i parametri di cui sopra si presentano in noi, dovremmo essere in grado sia di predire i comportamenti che metteremo in atto quando la pressione ambientale sarà per noi troppo elevata, sia quali situazioni potrebbero essere per noi fonte di stress eccessivo, in grado di erodere la nostra prestazione .

La teoria degli stili di concentrazione ci fornisce indicazioni da seguire se vogliamo mantenere livelli elevati di performance anche sotto stress:

  • Conoscere la propria reattività alle situazioni: se si è troppo reattivi per qualsiasi motivo , ricercare modalità per diminuirla: curare il sonno, l’alimentazione, impegnarsi in attività di qualità durante il tempo libero etc.;
  • Imparare a focalizzare l’attenzione e acquisire/implementare nuove strategie di risoluzione dei problemi, se quelle già in uso non funzionano;
  • Esercitarsi nel compito fin quando non viene automatizzato, eseguito ‘senza pensarci’, in modo rapido e preciso;
  • Costruire la fiducia nelle proprie capacità di fronteggiare il compito, coltivare l’ottimismo, vedere le situazioni problematiche in termini di sfida;
  • Imparare a riconoscere quando la pressione ambientale diviene per noi eccessiva: quando il respiro si fa corto, i muscoli si irrigidiscono e tendiamo a fare le cose ‘di corsa’, è probabile che la nostra concentrazione sia orientata internamente e ristretta a pochi elementi, e la prestazione stia subendo un calo. In questo caso è opportuno fare un passo indietro, allontanarsi dal compito e recuperare l’equilibrio, per ritornare a livelli di prestazione ottimali;
  • Conoscere il proprio stile di concentrazione preferenziale e imparare a riconoscere in quali dei quattro stili tendiamo a ‘slittare’ quando siamo sotto stress, per sfruttarlo a nostro vantaggio.

Il supporto di un professionista è spesso necessario per raggiungere questi obiettivi in modo più rapido e meno dispendioso in termini di tempo e risorse impiegate.

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