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La mente alla base delle prestazioni

una riflessione

Cinque cerchi alla testa, è lo stress da Giochi: per andare a medaglia serve il mental coach

dal nostro inviato Ettore Livini (la Repubblica-3 Agosto 2021)

Djokovic spacca la racchetta durante il match per il bronzo perso con Carreno Busta (afp)

Il Cio ha potenziato la squadra di psicologi e istituito un numero verde dove i medici danno consigli in 70 lingue. Il problema riguarda un atleta su tre

03 AGOSTO 2021

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TOKYO – I twisties che hanno mandato in crisi Simon Biles. L’ansia della tennista Naomi Osaka. Gli esercizi di respirazione che hanno sbloccato il rapporto tra Marcell Jacobs e il papà, spingendolo all’oro dei 100 metri. Altro che mens sana in corpore sano. Le Olimpiadi di Tokyo — con buona pace di allenatori, preparatori tecnici e nutrizionisti — andranno agli annali come i Giochi dei mental coach.

“Il Covid e il rinvio di un anno hanno destabilizzato l’equilibrio mentale anche dei grandi campioni” ammette Simone Casucci, lo psicologo dello sport che segue gli azzurri del canottaggio, costretto a gestire la patata bollente del contagio di Bruno Rosetti. La testa, a Tokyo 2020, conta come i muscoli: Tom Dumoulin ha smesso di allenarsi a gennaio «perché non sapevo più chi fosse il Dumoulin ciclista”. Gli psicologi l’hanno aiutato a ritrovarlo, è risalito in bici a maggio e ha vinto l’argento in Giappone. Un “crollo nervoso” — l’ha ammesso lei — è costato il podio a Sha’Carri Richardson, regina dei 100 metri piani Usa: “Sono andata in crisi per la morte di mia madre — ha spiegato — . Sono umana come tutti anche se corro più veloce”. Si è fumata uno spinello per calmare i nervi, è stata “beccata” dall’antidoping e — causa squalifica — addio Giochi.

Il tennis olimpico perde la superstar di casa, Naomi Osaka ko al 3° turno: “Maledetta pressione”

dal nostro inviato Fabio Tonacci

27 Luglio 2021

Una linea verde attiva 24 ore su 24 per dare consigli agli atleti in 70 lingue

Il Cio, fiutata l’aria, è corso ai ripari. Ha potenziato la squadra di psicologi presenti a Tokyo. Ha istituito una linea verde attiva 24 ore su 24 — “Mentally fit helpline” — dove rispondono medici in grado di dare consigli in 70 lingue. “Bisogna mettersi nella testa degli atleti e capire cosa hanno vissuto negli ultimi 18 mesi — dice Casucci — . Niente gare, per qualcuno niente allenamenti. Poi l’arrivo a Tokyo con tutti i protocolli da gestire. Sono le Olimpiadi più stressanti della storia. E noi psicologi abbiamo lavorato in punta di piedi per mantenere basso il livello di attivazioni emotive che incidono non solo sulle prestazioni ma anche sulla salute degli atleti”. Un lavoro prezioso. La prova? Molti degli azzurri medagliati, Marcell Jacobs e Gianmarco Tamberi in primis, appena arrivati davanti alle telecamere hanno ringraziato — assieme a genitori e fidanzate — la new entry delle dediche: il loro mental coach.

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29 Luglio 2021

Un mestiere senza albo: il rischio degli “apprendisti stregoni”

Queste Olimpiadi dove il cervello vale come il fisico “sono una bella novità”, dice Marcella Marcone, ex campionessa di ping pong, oggi psicoterapeuta. “La parte psicologica dello sport in Italia non era molto curata”, spiega. Un faro l’avevano acceso le crisi d’ansia di Federica Pellegrini sui blocchi dei 400 stile libero. La prova provata di come la testa possa essere freno o moltiplicatore. “La vittoria di Jacobs era già scritta nei suoi muscoli — è sicura Morcone — . Ma qualcuno lo ha aiutato a sbloccare un potenziale già pronto. Ed è arrivato l’oro”. Il problema — aggiunge — è che “questo è un mestiere che non ha un albo”. E il rischio — con la pubblicità di questi giorni — “è che ora si inventino tutti mental coach”. “In Italia basta pagare 3mila euro e ti trovi in mani un patentino — accusa Paolo Benini, che è stato “consulente mentale” di Gregorio Paltrinieri e del tiro a segno, ha massaggiato cervello e ansie dei ragazzi della vela che oggi si giocano un oro ma soprattutto è professore di Psicologia alle università di Siena e Firenze — . Questo è un mondo senza leggi, pieno di motivatori farlocchi e apprendisti stregoni. In queste ore ho letto affermazioni dei mental coach degli azzurri che fanno rivoltare Freud nella tomba”.

I dottori dell’anima, magari, non sono all’altezza. Ma la malattia c’è. Per Thriveworks — un gruppo di consulenti psicologici che nel 2021 ha passato ai raggi “X” 18mila post di campioni dello sport — “uno su tre di loro ha problemi di ansia e stress”. “Le pressioni oggi sono troppo alte — dice Marcone — . Sei medaglie olimpiche sono il prezzo giusto per quello che sta passando Biles?”.

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dal nostro inviato Alessandra Retico

28 Luglio 202i

Sdoganato definitivamente il coming out del disagio mentale

I giochi di Tokyo, almeno, hanno avuto il merito di sdoganare il coming out del disagio mentale. “Gli atleti stanno imparando che è ok non essere ok» ha sottolineato Michael Phelps, che malgrado 23 medaglie d’oro ha lottato con depressione e istinti suicidi. Jack McLoughlin, suo connazionale, è scoppiato in lacrime dopo l’argento nei 400 stile libero: “Ho sentito sulle spalle una pressione incredibile — ha spiegato — . Il Covid, i Giochi, la laurea da finire in ingegneria. Due mesi fa stavo per gettare la spugna”. Poi il mental coach lo ha aiutato a resettare il cervello. E lui ha nuotato con la testa libera fino al podio.

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