Sopravvivere al caos

ovvero: restare fermi nel vortice senza urlare come capre in un tornado emotivo

Viviamo in tempi turbolenti.
Lo so, lo dicono tutti da secoli, ma adesso è vero. Non è un’impressione. È uno stato mentale collettivo. Ci svegliamo già in ritardo, con la testa che corre prima ancora che gli occhi si aprano del tutto. Il telefono esplode di notifiche, il gatto vomita sul tappeto buono, il collega ti scrive “solo una cosa al volo”, e sei già nel panico ancora prima di ricordarti come ti chiami.

Non è il caos poetico, quello romantico da tempesta sul mare. No. È quello quotidiano, pratico, perfido. Quello che ti logora in modo lento, ma costante. È una centrifuga esistenziale che parte alle 7 del mattino e non si ferma più.

La reazione istintiva è cercare di mettere ordine. Agenda, app, bullet journal, meditazione, yoga, la dieta anti-ansia, la camminata di consapevolezza alle 6 del mattino con la playlist “mindful beats” nelle orecchie. Tutto legittimo. Tutto nobile. Tutto, in certi giorni, completamente inutile.

Perché diciamolo: il punto non è eliminare il caos.
Il punto è non farsi trascinare dentro come un calzino in lavatrice.
Rimanere centrati. Imparare a stare in piedi nel vortice, come uno che aspetta il tram sotto la pioggia e ormai ha accettato l’idea che si bagnerà comunque, quindi tanto vale non imprecare.

Marco Aurelio, per dire, era uno che ne sapeva qualcosa. Governava un impero. Non proprio un lavoro flessibile. Aveva guerre da gestire, traditori da smascherare, figli problematici, un senato sempre sull’orlo della crisi di nervi. Eppure trovava il tempo di scrivere a sé stesso pensieri come:

“Se sei turbato da qualcosa, non è la cosa in sé a turbarti, ma il tuo giudizio su di essa.”

Tradotto:
Il problema non è il problema. Il problema è che la tua mente gli ha dato le chiavi di casa, il telecomando e un bicchiere di vino.
È lo show mentale che ci montiamo sopra che ci incasina.
Lo stoicismo, in fondo, è tutto qui: non puoi controllare il mondo, non puoi controllare gli altri, e a volte non riesci nemmeno a controllare te stesso (vedi: quando dici “solo un biscotto” e poi finisce la confezione).
Ma puoi controllare la tua reazione.

E non si tratta di diventare freddi come androidi.
Si tratta di selezionare le battaglie, risparmiare energia, mantenere lo sguardo fermo mentre intorno tutti urlano. È restare immobili dentro, anche quando fuori crolla tutto.
Facile? No.
Possibile? Sì.
Con un po’ di esercizio, una certa dose di ironia e l’arte millenaria del “non è roba mia”.

Già, perché il segreto è anche questo: imparare a lasciar andare tutto ciò che non dipende da te. Marco Aurelio ci arrivava con nobiltà d’animo; io lo dico così:
non puoi caricarti ogni disgrazia, ogni urgenza, ogni mail non letta, ogni notizia tragica, ogni umore altrui.
Non sei un server di backup dell’universo. Sei solo una persona che cerca di sopravvivere. E ogni tanto ha diritto a guardare una nuvola, o a ignorare una notifica senza provare sensi di colpa.

Un altro concetto utile, ereditato sempre dai filosofi antichi, è quello del memento mori.
Letteralmente: ricordati che devi morire.
Ma detto così spaventa, lo so. Quindi facciamola più tenera:
Ricordati che sei un futuro scheletro. Rilassati.

Pensaci. Se un giorno tutto questo finirà (e finirà), ha davvero senso perdere la testa perché qualcuno ti ha lasciato il messaggio su “visualizzato”? Vale la pena rovinarsi la giornata per un algoritmo o una stampante che non collabora?
Guardare il presente dal punto di vista del nulla è un modo per ridimensionare. Per tornare umani.
E magari riderci sopra.

Essere stoici, in fondo, è questo:
non negare le emozioni, ma scegliere quali vale la pena nutrire.
Hai un budget mentale limitato. Se lo bruci tutto per arrabbiarti nel traffico o per analizzare l’ennesimo messaggio passivo-aggressivo di qualcuno che non ti saluta in ascensore… poi non ti resta più nulla per ciò che conta davvero.
Tipo sopportare tuo zio a Natale. O avere una conversazione decente con te stesso alle tre di notte.

Il caos c’è. Sempre.
A volte è esterno, a volte è dentro.
Ma puoi imparare a starci dentro con la calma di un monaco guerriero, con lo sguardo di chi ha già visto tutto e ha deciso che no, non ne vale la pena.
Non si tratta di “trovare la calma”.
Si tratta di smettere di combattere per l’idea che ci debba essere per forza.

Accetta il disordine. Fagli spazio. Ridi. Respira.
E poi rispondi a quella maledetta mail, sì, ma con la grazia di un filosofo antico e lo sguardo sereno di chi ha già fatto pace con l’assurdità del tutto.

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