La costruzione di un’organizzazione di significato personale di tipo ossessivo secondo il cognitivismo si basa sulla teoria che i pensieri e le credenze disfunzionali giocano un ruolo cruciale nello sviluppo e nel mantenimento dei disturbi ossessivo-compulsivi. Il processo inizia con le esperienze di vita e i fattori predisponenti, come eventi traumatici, educazione rigida o esperienze di iper-responsabilità che possono predisporre un individuo a sviluppare un’organizzazione ossessiva. Anche il temperamento gioca un ruolo importante, con un temperamento perfezionista o ansioso che aumenta la vulnerabilità.
Le credenze di base e intermedie sono fondamentali. Le credenze di base sono idee profonde e radicate che l’individuo ha su se stesso e sul mondo, come “Devo essere perfetto” o “Il mondo è pericoloso”. Le credenze intermedie, che derivano da quelle di base, includono assunzioni, regole e atteggiamenti che influenzano il pensiero e il comportamento quotidiano, come “Se faccio un errore, qualcosa di terribile accadrà”. I pensieri automatici sono reazioni cognitive immediate a situazioni specifiche. Nei soggetti con DOC, questi pensieri sono spesso intrusivi e angoscianti, come “Ho toccato qualcosa di sporco, ora mi ammalerò”.
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Le strategie di coping e i comportamenti compulsivi sono una risposta ai pensieri ossessivi. L’individuo adotta comportamenti compulsivi, come lavarsi le mani ripetutamente, per ridurre l’ansia provocata dai pensieri ossessivi. Oltre ai comportamenti visibili, possono esserci rituali mentali, come contare o ripetere frasi per neutralizzare i pensieri ossessivi. Questo crea un ciclo di mantenimento, dove il pensiero ossessivo genera ansia, che porta a comportamenti compulsivi nel tentativo di ridurla. Sebbene questi comportamenti riducano temporaneamente l’ansia, rinforzano le credenze disfunzionali e perpetuano il ciclo.
Ci sono modelli cognitivi specifici che caratterizzano l’organizzazione ossessiva. La sovrastima della minaccia è la tendenza a valutare situazioni neutre o poco pericolose come altamente rischiose. La responsabilità eccessiva porta a sentirsi personalmente responsabili per eventi negativi, anche quando non vi è un legame logico. L’intolleranza dell’incertezza rende difficile tollerare il dubbio, portando a controlli e verifiche ripetute. Infine, il perfezionismo implica una ricerca continua della perfezione, che si traduce in comportamenti e pensieri ossessivi.
Il trattamento cognitivo-comportamentale (CBT) è efficace per affrontare queste dinamiche. La ristrutturazione cognitiva mira a identificare e modificare le credenze disfunzionali e i pensieri automatici attraverso tecniche cognitive. L’esposizione e la prevenzione della risposta (ERP) espongono gradualmente l’individuo alle situazioni temute senza permettere il comportamento compulsivo, riducendo così l’ansia associata. Le tecniche di mindfulness aiutano l’individuo a sviluppare una maggiore consapevolezza dei propri pensieri e delle proprie emozioni senza reagire compulsivamente.
Questo processo aiuta l’individuo a costruire un’organizzazione di significato personale più funzionale, riducendo l’impatto delle ossessioni e delle compulsioni sulla vita quotidiana.