Enhanced: se il corpo è il laboratorio


Non è doping. Non è trasgressione.
È un nuovo modo di concepire la prestazione: farmaci legali, controllo medico, visione transumanista.
E se il futuro dell’atletica non fosse nella proibizione, ma nella libertà di potenziarsi?

Un nuovo scenario: Enhanced Games

Ci sono progetti che non nascono per “piacere” al momento ma sono espressioni piccole di grandi trasformazioni.. Nascono per spostare l’asse della conversazione, e costringere tutti a guardare dove prima magari evitava di puntare gli occhi.
Gli Enhanced Games sono esattamente questo.

Non è una competizione marginale, né un evento spettacolare da palinsesto estivo. È un progetto sportivo internazionale, previsto per il 2026 a Las Vegas, che promette di ridefinire le regole della prestazione umana: nessuna adesione ai protocolli antidoping WADA, ma uso regolamentato e trasparente di sostanze legali, sotto controllo medico e approvate da autorità sanitarie ufficiali, come la FDA. E’ certo anche business ma anche un piccolo segnale di grandi e piu’ complesse trasformazioni.

L’obiettivo? Consentire agli atleti di spingersi oltre i limiti noti — non in modo clandestino, ma come scelta consapevole, pubblica, dichiarata.

A sostenere l’iniziativa, non ci sono figure periferiche, ma investitori strategici del mondo tech e finanziario: Peter ThielBalaji SrinivasanChristian Angermayer, e Donald Trump Jr., attraverso 1789 Capital.
E, forse ancora più importante, ci sono già atleti di livello mondiale che hanno aderito:

  • Fred Kerley – campione del mondo nei 100m (2022)
  • Ben Proud – medaglia olimpica nel nuoto
  • Kristian Gkolomeev – finalista olimpico
  • Andrii Govorov – ex primatista mondiale nei 50m farfalla

Non outsider. Non provocatori. Professionisti in piena attività, magari a fine corsa nel momento che scelgono di entrare in questo nuovo territorio. Loro secondo me non contano tanto. Conta il significato globale di questa “cosa”.

Più che sport, è un cambio di paradigma

Il punto non è (solo) che si useranno sostanze.
Il punto è che questo uso non sarà più l’ombra, ma la regola.
Non un’ingerenza, ma una nuova grammatica.

E in questa grammatica, il corpo umano non è più solo soggetto della prestazione, ma anche oggetto di ottimizzazione.
Il corpo, qui, è il laboratorio: viene misurato, potenziato, gestito come un sistema aperto.
Un corpo che, nella logica degli Enhanced Games, non è infranto dal doping, ma supportato dalla scienza. Chiaro che chi non vede più la del naso sembra fantascienza e loridurrà ad un capriccio per ricchi o per arricchirsi.

Invece…..

siamo, senza dubbio, dentro una visione transumanista: l’idea che l’essere umano non sia una forma finita, ma un sistema migliorabile attraverso strumenti esterni — siano essi molecole, chip, algoritmi o biomeccanica.

Ma davvero è una novità?

Non del tutto.
Il bisogno di potenziarsi è antico quanto l’essere umano stesso.
Nel mondo greco-romano, gli atleti assumevano miscele a base di miele, vino speziato, funghi, per aumentare resistenza e lucidità.
Nel XIX secolo, si usava la stricnina (in piccole dosi) mescolata all’alcol per “sostenere” i ciclisti durante le gare.
Poi sono arrivate le tecniche mentali: autoipnosi, visualizzazioni, respirazione profonda, allenamento immaginativo.

E infine, la musica.
Uno studio condotto da Kostas Karageorghis e colleghi della Brunel University ha mostrato che correre ascoltando musica può ridurre la percezione dello sforzo del 10-12%.
Non cambia il corpo.
Cambia la percezione.
Un “farmaco acustico”, per così dire. Esterno, lecito, potentissimo.

Tutto questo ci dice che il potenziamento non è un’invenzione recente. È solo oggi che viene formalizzato come sistema.

E allora, cosa cambia davvero?

Ciò che cambia è la direzione.
Fino ad oggi, il potenziamento è stato un’area ambigua: permessa in certe forme, vietata in altre, spesso dissimulata.
Con gli Enhanced Games, diventa regola fondativa, con una nuova etica, una nuova estetica e – inevitabilmente – nuove domande:

  • Qual è la differenza tra supporto e trasformazione?
  • Che significato ha il fair play in un contesto dove tutto è dichiarato, ma diverso?
  • Come si governa la salute di un atleta che sceglie consapevolmente di potenziarsi?
  • E soprattutto: è ancora sport, o è già un’altra cosa?

Nessuna posizione. Ma uno sguardo lucido.

Chi si occupa di psicologia della performance non è qui per decidere cosa sia giusto o sbagliato.
Il compito è un altro: comprendere, ascoltare, anticipare.
Riconoscere che questo cambiamento non è una deviazione. È una tappa evolutiva, coerente con la traiettoria dell’essere umano in molti altri ambiti della vita.

È la stessa traiettoria che ha portato le protesi a integrarsi con il sistema nervoso, l’IA a supportare la diagnosi medica, gli esoscheletri a rendere accessibile il movimento.

Gli Enhanced Games fanno lo stesso con la performance.
La portano fuori dalla zona di neutralità biologica.
E la collocano in una nuova cornice: quella della scelta potenziata, della libertà misurata, della possibilità di “essere di più”.

Chi combatte con i mostri guardi di non diventare egli stesso un mostro.

F.N.

E dopo?

Molte delle cose che un tempo sembravano impossibili, oggi sono la norma. Ricordo i libri di Verne.
Ciò che oggi ci appare radicale, forse domani sarà regolamento.
Nel frattempo, gli atleti – enhanced o meno – dovranno fare quello che fanno da sempre:
gestire la pressione, regolare l’attenzione, integrare corpo e mente, decidere come usare le proprie capacità.

Anche quando queste capacità saranno “in più”.


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