Giugno – Dopo l’Everest

Qualche giorno fa Kathmandu si è celebrato l’anniversario della prima salita dell’Everest. Hillary e Norgay, 1953.

Sono partiti. Sono arrivati.

O – come è successo a molti altri – ci potevano lasciare le penne. Ma l’avevano messo in conto. Lo sapevano prima. E hanno accettato.

«Quando guardo indietro a quella prima salita, mi rendo conto che il nostro spirito era più importante dell’attrezzatura»

(Tenzing Norgay)

Questo è il punto. Non è una storia solo di alpinismo. È una storia di tenacia, di scelte, e di consapevolezza del rischio.

Ognuno ha il suo Everest.

Non serve l’Himalaya. Basta avere una direzione, una fatica, un rischio reale. Il problema è che oggi, in troppi, non hanno nemmeno quello. Sognano. Raccontano. Guardano gli altri.

Ma non partono.

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