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Lezioni di Resilienza e Coraggio

Rhonda Cornum, Malala Yousafzai e il Fallimento delle Scorciatoie nel Mondo dello Sport e della Leadership

Le storie di figure straordinarie come Rhonda Cornum e Malala Yousafzai offrono profonde lezioni su come qualità come la resilienza, il coraggio, l’autodisciplina e una visione chiara possano non solo condurre al successo personale, ma anche trasformare il mondo che ci circonda. Tuttavia, in un mondo in cui l’idea di successo viene sempre più spesso associata a risultati rapidi e facili, soprattutto nei settori dello sport e della leadership, emergono scorciatoie che non solo minano l’autentica eccellenza, ma perpetuano un ciclo di mediocrità e stagnazione.

Le Biografie di due Simboli di Coraggio e Autodisciplina

Rhonda Cornum è un esempio emblematico di resilienza mentale e leadership forgiata nelle circostanze più difficili. Nata nel 1954, Cornum si è distinta come ufficiale medico dell’esercito degli Stati Uniti, con una formazione in biochimica e chirurgia. Nel 1991, durante la Guerra del Golfo, la sua vita prese una svolta drammatica quando l’elicottero su cui viaggiava fu abbattuto nel deserto iracheno. Gravemente ferita e catturata come prigioniera di guerra, Cornum si trovò di fronte a sfide fisiche e mentali quasi insormontabili. Eppure, la sua capacità di mantenere la calma e continuare a prendersi cura degli altri prigionieri, nonostante il dolore e il pericolo, dimostrò una resilienza che andava oltre la semplice sopravvivenza. Dopo la sua liberazione, la sua determinazione a trasformare quella sofferenza in un cambiamento positivo la portò a sviluppare programmi per migliorare la resilienza dei soldati, promuovendo l’importanza dell’organizzazione mentale e della disciplina interiore.

Malala Yousafzai, nata nel 1997 nella valle di Swat, in Pakistan, ha mostrato un coraggio incrollabile nella sua battaglia per il diritto all’istruzione delle ragazze. Cresciuta sotto la minaccia costante dei talebani, Malala iniziò a scrivere per la BBC, denunciando l’ingiustizia dell’oppressione talebana e difendendo l’importanza dell’educazione. Nel 2012, a quindici anni, fu colpita alla testa in un attentato che mirava a zittirla per sempre. Invece, sopravvissuta all’attacco, Malala ha dedicato la sua vita a una causa ancora più grande, fondando il Malala Fund e parlando a livello globale per l’uguaglianza nell’istruzione. La sua storia non è solo di coraggio, ma anche di una disciplina e di una chiarezza di visione che l’hanno resa una delle voci più potenti del nostro tempo. La sua missione è un esempio di come la vera leadership non si possa costruire su scorciatoie, ma sulla determinazione a lungo termine.

Il Fascino Delle Scorciatoie: Nepotismo e Dinastie

In contrasto con l’impegno e la resilienza di queste due donne straordinarie, vediamo come nel mondo moderno, e per il mio interesse in quello dello sport e della leadership, il successo o meglio il presunto tale, sia spesso associato a scorciatoie che nulla hanno a che vedere con l’autentica eccellenza. Una delle più evidenti è il fenomeno diffuso del “nepotismo” e delle “dinastie”.

Nepotismo e Dinastie: Il Successo Basato sul Privilegio

Nel mondo dello sport, così come in altri campi, è sorprendente vedere quante persone occupino posizioni strategiche più per legami familiari o altro che per talento e dedizione. I figli di atleti leggendari o di dirigenti sportivi ricevono spesso opportunità che non sono accessibili agli altri, indipendentemente dal loro reale potenziale o dalle loro capacità. Questi privilegi ereditati danno l’illusione di una strada spianata verso la grandezza che i più non raggiungono e nemmeno sfiorano, ma soddisfano criteri che hanno poco a che vedere con la vera eccellenza.

L’eccellenza, infatti, richiede un’organizzazione rigorosa, una disciplina senza compromessi e un’autodisciplina costante, qualità che non possono essere trasmesse solo per diritto di nascita e per “amicizia”. Un atleta o un leader un “chiunque” formato nel privilegio manca in genere della resilienza necessaria per affrontare le vere avversità, perché non ha mai sperimentato la necessità di darsi da fare dopo una caduta significativa. Senza una struttura mentale robusta e un forte senso di autodisciplina, la grandezza rimane una mera facciata.

Organizzazione e Disciplina: I Pilastri dell’Eccellenza

Le vere leggende dello sport e della leadership capiscono che il successo non è un obiettivo raggiungibile attraverso il caso o il favoritismo. Richiede un’organizzazione impeccabile, che comprende la pianificazione strategica, l’attenzione ai dettagli e la capacità di eseguire con precisione. Gli atleti di alto livello, ad esempio, non si allenano in modo casuale; i loro regimi sono meticolosamente pianificati per massimizzare la loro forza fisica e mentale. Allo stesso modo, le aziende o le squadre sportive che prosperano sono quelle che creano una cultura di disciplina, in cui ogni membro è consapevole dei propri obiettivi e di come raggiungerli.

Questa organizzazione e disciplina si estendono anche alla dimensione mentale. La resilienza non è solo la capacità di sopportare il dolore fisico, ma anche di mantenere la concentrazione e la determinazione nonostante le distrazioni e le difficoltà. Le scorciatoie, come la ricerca di successi rapidi o l’affidamento ai privilegi ereditati, non promuovono questa disciplina, ma la erodono, lasciando le persone incapaci di sostenere l’eccellenza nel lungo periodo.

Il Mito del Successo Immediato

Un’altra trappola comune nel perseguimento dell’eccellenza è la mentalità del “successo immediato”. Nel mondo dello sport, questa si manifesta non solo con il doping (un fenomeno che vale la pena solo accennare per non limitare la riflessione) ma anche in approcci più sottili ma altrettanto dannosi: allenamenti che enfatizzano la performance a breve termine a scapito della crescita a lungo termine, strategie che puntano a impressionare subito piuttosto che a costruire una base solida per il futuro.

Ma il successo non può essere visto come un premio immediato, bensì come una maratona che richiede una visione a lungo termine. Gli atleti e i leader che inseguono obiettivi rapidi rischiano di bruciare le loro energie e di perdere di vista il quadro più grande. Al contrario, chi si dedica a un percorso complesso e sostenibile sa che l’eccellenza è il risultato di piccoli miglioramenti quotidiani, di sacrifici e di un impegno costante verso l’auto-miglioramento.

Scarsa Organizzazione e l’Illusione della Grandezza

Uno dei più grandi ostacoli all’eccellenza, sia nel mondo dello sport che in quello della leadership, è la scarsa organizzazione, spesso mascherata da un’apparente efficienza o da una struttura superficiale che privilegia la quantità rispetto alla qualità. In molti contesti, si tende a soddisfarsi di risultati che sembrano impressionanti in termini numerici — più partecipanti a un evento, più vittorie in partite poco rilevanti, più membri in una squadra o organizzazione — senza mai andare oltre la superficie per esaminare se questi risultati siano realmente significativi o sostenibili nel tempo.

La Superficialità del Successo Quantitativo

In ambienti mal organizzati, il successo è spesso misurato in termini di numeri: il numero di eventi organizzati, il numero di atleti iscritti a una competizione, il numero di progetti completati, il numero di ore che ti sei allenato. Tuttavia, questi numeri, per quanto possano sembrare impressionanti, non riflettono necessariamente un progresso reale o una crescita sostanziale. La vera eccellenza non si misura con la quantità, ma con la qualità: con il valore aggiunto che ogni atleta, progetto o iniziativa porta, con l’impatto duraturo che lascia e con la capacità di adattarsi e migliorare costantemente.

Quando un’organizzazione si accontenta di numeri superficiali, crea un ambiente in cui l’autocelebrazione e l’autopromozione prendono il posto dell’autocritica e del miglioramento reale. Le strutture che si limitano a celebrare traguardi facili o irrilevanti trascurano le aree dove servirebbero maggiore impegno, disciplina e sviluppo.

La Fiducia Mal Riposta e la Mancanza di Competenze Reali

Un altro problema significativo è rappresentato dal fatto che le persone vengono spesso scelte per ruoli di responsabilità sulla base della fiducia personale o delle relazioni, piuttosto che per le loro competenze effettive. Si privilegia l’appartenenza a un gruppo ristretto e consolidato, spesso definito da legami personali che sono a scapito di una valutazione obiettiva delle capacità e delle potenzialità. Questo porta a una gestione inefficace, in cui chi prende decisioni lo fa senza una vera comprensione dei problemi o delle sfide da affrontare.

Questa fiducia mal riposta genera una serie di dinamiche dannose: si formano “cordate” di persone che si proteggono a vicenda, più tese a mantenere le proprie posizioni che a promuovere uno sviluppo autentico. Questi gruppi cercano di preservare il proprio status e le proprie rendite di posizione, difendendo vecchi metodi e resistendo al cambiamento, anche quando è evidente che ciò che ha funzionato in passato non è più efficace oggi.

Il progresso tecnologico e le nuove sfide globali richiedono competenze aggiornate, flessibilità e una mentalità orientata all’innovazione. Tuttavia, le persone che occupano posizioni di potere grazie a connessioni personali o a vecchie qualifiche spesso mancano di queste capacità. Di conseguenza, l’organizzazione resta indietro, mentre altre, più agili e lungimiranti, avanzano.

La Minaccia Percepita dai Talenti Creativi e Preparati

Forse uno degli aspetti più distruttivi di queste dinamiche è il modo in cui le persone realmente creative e preparate vengono percepite. Invece di essere viste come risorse preziose per lo sviluppo e il miglioramento, queste persone spesso vengono trattate come una minaccia. Chi è competente, chi porta idee nuove o chi propone soluzioni innovative può far sentire insicuri coloro che occupano posizioni di rilievo senza meriti sufficienti o attuali. Questo porta a una situazione in cui le persone più capaci e visionarie vengono marginalizzate, sottovalutate o addirittura allontanate.

Le organizzazioni sportive, per esempio, possono soffrire enormemente di questa mentalità. Invece di accogliere allenatori, preparatori o atleti con approcci moderni e idee innovative, preferiscono affidarsi a figure che offrono sicurezza e continuità, anche se non sono più in grado di portare risultati significativi. In questo modo, il cambiamento viene visto come un rischio da evitare, piuttosto che come un’opportunità da abbracciare. Le strategie e le metodologie rimangono stagnanti, e si perde l’occasione di evolversi in un mondo in continuo cambiamento.

Il Vero Significato dell’Eccellenza: Oltre le Illusioni

La vera eccellenza richiede un ambiente in cui la disciplina e l’organizzazione siano guidate da un obiettivo comune e una visione chiara, non dalla protezione delle rendite di posizione. Implica il coraggio di rimettere in discussione vecchie abitudini, di valutare le persone in base alle loro reali competenze e di abbracciare l’innovazione anche quando è scomoda.

Le storie di Rhonda Cornum e Malala Yousafzai ci insegnano che la grandezza non può essere costruita su una base di superficialità o favoritismi. Cornum ha mostrato che la vera resilienza è il risultato di una disciplina personale che non si piega, nemmeno nelle situazioni più estreme. Malala ha dimostrato che il coraggio e una visione chiara sono le chiavi per cambiare il mondo, non attraverso il mantenimento del vecchio ordine, ma sfidandolo con la forza della verità e dell’innovazione.

Se vogliamo davvero promuovere l’eccellenza, dobbiamo essere disposti a guardare oltre le apparenze, a sfidare le strutture organizzative che soffocano il talento, e a investire nella crescita a lungo termine. Dobbiamo essere pronti ad accettare che il progresso richiede sacrificio, autocritica e la volontà di cambiare, anche quando il cambiamento mette in discussione ciò che è comodo o familiare.

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