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AH! LA MENTALITA’!

Parte 1 – ATLETI

La mentalità e la forza mentale sono elementi cruciali per determinare le prestazioni sportive in genere e in particolare di élite, un fatto riconosciuto teoricamente ma troppo spesso trascurato se non mal gestito nella pratica. La capacità di gestire lo stress, mantenere la concentrazione e sostenere la motivazione nei momenti decisivi rappresenta il fattore determinante tra la vittoria e la sconfitta o comunque per l’espressione del massimo potenziale. Tuttavia, nonostante questa consapevolezza diffusa (ne parlano tutti questo è un problema), la preparazione psicologica degli atleti riceve ancora meno attenzione rispetto alla preparazione fisica e tecnica nonostante che evidenti “sconfitte” siano palesemente imputabili solo ad aspetti mentali.

Importanza della mentalità e della forza mentale

La ricerca scientifica ha dimostrato che la “forza mentale” è un elemento determinante delle prestazioni sportive. Un’indagine di Gucciardi et al. (2016) ha rivelato che gli atleti con alti livelli di forza mentale ottengono risultati migliori in condizioni di stress rispetto a quelli meno resilienti. La forza mentale è definita come “la capacità di un individuo di fronteggiare e prosperare di fronte a pressioni, sfide e avversità” (Jones et al., 2007), una qualità essenziale per gli atleti d’élite che si trovano costantemente sotto pressione per eccellere.

Studi più recenti, come quelli condotti da Crane e Searle (2016), hanno ulteriormente dimostrato che la forza mentale è associata a una maggiore capacità di mantenere la concentrazione nei momenti critici e di reagire positivamente a eventi inattesi durante la competizione, confermando l’importanza della resilienza psicologica per ottenere prestazioni ottimali.

Un altro studio significativo riguarda la capacità di recupero degli atleti dopo infortuni. Podlog et al. (2011) hanno dimostrato che atleti con un’alta resilienza mentale tendono a recuperare più velocemente, grazie a una maggiore motivazione e un atteggiamento positivo che li spinge a seguire con impegno il programma di riabilitazione. Più recentemente, un’analisi di Schinke et al. (2018) ha evidenziato come l’adozione di tecniche di mentalizzazione possa migliorare il processo di recupero, favorendo un ritorno più rapido alle competizioni.

Evidenze empiriche nella psicologia dello sport

La psicologia dello sport ha elaborato vari modelli per spiegare l’impatto della preparazione mentale sulle prestazioni. Il modello di “Flow” di Csikszentmihalyi (1990) descrive uno stato di concentrazione ottimale che si verifica quando c’è equilibrio tra la sfida percepita e le abilità dell’atleta. Studi dimostrano che gli atleti che raggiungono frequentemente questo stato di “flow” performano meglio in competizioni di alto livello (Swann et al., 2012).

Anche il concetto di autoefficacia, introdotto da Bandura (1997), è rilevante. Esso si riferisce alla convinzione dell’atleta nelle proprie capacità di eseguire con successo un’azione. Le ricerche di Moritz et al. (2000) hanno mostrato che atleti con alti livelli di autoefficacia hanno un miglior controllo emotivo e performano meglio, specialmente sotto pressione. Un’indagine recente di Stenling et al. (2020) ha aggiornato questi risultati, dimostrando come la percezione di autoefficacia sia influenzata positivamente dall’esposizione ripetuta a situazioni competitive, contribuendo a un progressivo miglioramento delle prestazioni.

Dati concreti che dimostrano l’impatto della preparazione mentale

Le evidenze quantitative confermano l’importanza della preparazione mentale. Uno studio di Weinberg e Gould (2014) ha rivelato che più del 90% degli allenatori di atleti olimpici ritengono la preparazione mentale altrettanto importante, se non di più, rispetto alla preparazione fisica. Tuttavia, solo il 10% del tempo di allenamento è dedicato a quest’aspetto, indicando una discrepanza tra la percezione dell’importanza e la sua attuazione.

Uno studio sui nuotatori d’élite ha mostrato che gli atleti con un programma di allenamento mentale strutturato miglioravano la performance del 10-15% rispetto al gruppo che seguiva solo l’allenamento fisico (Thelwell & Greenlees, 2003), dimostrando che l’allenamento mentale è fondamentale per massimizzare le prestazioni. Più di recente, la ricerca di MacNamara et al. (2018) ha suggerito che interventi di allenamento mentale su misura possono portare a miglioramenti significativi nelle capacità di adattamento degli atleti, specialmente in contesti caratterizzati da forte pressione.

Valutazioni sulla preparazione delle figure professionali

Le figure professionali che supportano gli atleti nella preparazione mentale comprendono psicologi dello sport, mental coach e altri specialisti. Tuttavia, la formazione e la preparazione di questi esperti o presunti tali, variano notevolmente. In molti paesi, la psicologia dello sport non è riconosciuta come una specializzazione distinta, comportando che molti professionisti operano con una formazione insufficiente per le esigenze degli atleti d’élite. La formazione della pletora attuale di mental coach è spesso autodidattica o basata su corsi brevi, che non forniscono e non potranno fornire una solida comprensione scientifica delle dinamiche psicologiche che influenzano la performance.

La mancanza di standardizzazione e certificazioni valide nel settore rende difficile per atleti e allenatori valutare la qualità delle competenze professionali. L’approccio utilizzato da molti coach mentali è in genere eccessivamente generico, non personalizzato e non personalizzabile proprio perché manca una adeguata formazione accademica. Una formazione più rigorosa e strutturata, simile a quella prevista per psicologi clinici o allenatori sportivi, migliorerebbe la qualità del supporto mentale e garantirebbe interventi basati su evidenze scientifiche e non su mantra del momento della serie “l’ importante e’ rialzarsi”, “dagli errori si impara” e altro di simile .

L’importanza dei meccanismi psico-emotivi nelle prestazioni chiave

Quando gli atleti competono a parità di preparazione fisica, tecnica e tattica, sono i meccanismi psico-emotivi a fare la differenza nei momenti decisivi. La capacità di mantenere la concentrazione sotto pressione, gestire l’ansia pre-gara, superare difficoltà durante la competizione e rimanere motivati sono aspetti che possono determinare l’esito di una gara. Studi come quello di Connaughton et al. (2008) dimostrano che atleti di successo attribuiscono una parte significativa delle loro vittorie alla gestione dello stress e al mantenimento di una mentalità positiva.

Un altro studio di Fletcher e Sarkar (2012) ha identificato la resilienza come un predittore di successo tra atleti olimpici, sottolineando che la capacità di stabilità emotiva di fronte alle avversità è cruciale per ottenere risultati di alto livello. Recentemente, Gustafsson et al. (2021) hanno approfondito il ruolo della regolazione emotiva nella prevenzione del burnout sportivo, evidenziando come un allenamento psico-emotivo adeguato possa anche contribuire a prolungare la carriera degli atleti.

Mancanza di investimenti adeguati

Nonostante le evidenze, la preparazione mentale riceve meno attenzione e risorse rispetto alla preparazione fisica e tecnica. Ciò è dovuto in parte alla difficoltà di misurare direttamente i risultati della preparazione mentale e alla tendenza a dare priorità agli aspetti tangibili del miglioramento della performance. Questa mancanza di investimenti rappresenta un’opportunità persa per massimizzare il potenziale di miglioramento delle prestazioni.

Considerazioni

La preparazione mentale è chiaramente un fattore determinante nelle prestazioni sportive di élite, come dimostrato da studi scientifici e testimonianze. La discrepanza tra il riconoscimento dell’importanza della forza mentale e l’effettiva implementazione di programmi di allenamento psicologico suggerisce la necessità di un cambiamento. Per colmare questa lacuna, è fondamentale migliorare la formazione specifica per psicologi dello sport e mental coach, accompagnata da standard professionali più elevati e programmi di certificazione ufficiali.

Inoltre, è essenziale integrare sistematicamente la preparazione mentale nei programmi di allenamento, considerandola una componente fondamentale. Così facendo, si garantirà che gli atleti siano pronti ad affrontare le sfide mentali ed emotive delle competizioni di alto livello, trasformando potenzialità in risultati concreti e ottenendo vantaggi decisivi nei momenti chiave delle loro prestazioni.

Parte 2 – STAFF TECNICI

Il tema della preparazione mentale e della forza psicologica non riguarda esclusivamente gli atleti, ma è altrettanto rilevante per gli staff tecnici che operano con loro. Gli allenatori, preparatori atletici, fisioterapisti e altri professionisti che supportano gli atleti contribuiscono in modo determinante al successo sportivo e, come tali, devono essere considerati anch’essi soggetti a dinamiche di prestazione. Tuttavia, la cultura dello sport tende a trascurare la formazione psicologica degli staff tecnici, con il rischio che le loro azioni siano guidate da supposizioni, pregiudizi o preconcetti, spesso inconsapevoli, che possono influire negativamente sul rendimento degli atleti.

L’importanza della preparazione mentale anche per gli staff tecnici

Gli operatori degli staff tecnici non si limitano a fornire un supporto agli atleti, ma “forniscono una prestazione” a loro volta, influenzando direttamente l’ambiente di allenamento e la capacità degli atleti di esprimere il proprio potenziale. Le loro decisioni, le comunicazioni con gli atleti e l’atteggiamento che dimostrano in situazioni di stress o di crisi possono facilitare o ostacolare la performance dell’atleta. La preparazione psicologica degli staff tecnici dovrebbe quindi essere considerata altrettanto importante di quella degli atleti stessi.

Numerosi studi hanno evidenziato come la qualità della relazione tra atleta e allenatore, così come la gestione delle aspettative e della comunicazione, possano avere un impatto significativo sul rendimento sportivo (Jowett & Poczwardowski, 2020). Inoltre, la ricerca di Collins et al. (2019) ha dimostrato che gli allenatori che utilizzano approcci basati sull’evidenza scientifica e sulla consapevolezza delle proprie dinamiche psicologiche sono in grado di creare ambienti di allenamento più favorevoli e motivanti.

Gli effetti dei pregiudizi e dei preconcetti nella gestione degli atleti

Spesso, gli staff tecnici operano basandosi su supposizioni o preconcetti che non sono fondati su dati oggettivi o evidenze scientifiche. Ad esempio, possono emergere pregiudizi inconsapevoli riguardo alla capacità di recupero degli atleti in base all’età, al sesso o ad altre caratteristiche personali, portando a decisioni che potrebbero non ottimizzare il potenziale dell’atleta. Il rischio è che questi pregiudizi possano influenzare negativamente le strategie di allenamento e la gestione degli infortuni, o creare aspettative non realistiche che aumentano la pressione sugli atleti.

Un altro problema comune è rappresentato dall’approccio autoritario o direttivo di alcuni allenatori, che si basa sull’idea tradizionale che “l’allenatore ha sempre ragione”. Questo tipo di atteggiamento può ridurre la capacità degli atleti di esprimere il proprio punto di vista e di partecipare attivamente al processo di allenamento, limitando così l’efficacia dell’intervento tecnico e psicologico. Studi recenti, come quello di Gearity e Murray (2021), hanno evidenziato che un approccio collaborativo e partecipativo, in cui gli atleti sono coinvolti nelle decisioni e ricevono feedback costruttivi, è più efficace nel migliorare la prestazione e la resilienza mentale.

Il ruolo degli staff tecnici nella gestione della performance

Gli staff tecnici devono essere consapevoli del proprio ruolo nella dinamica della prestazione e adottare un approccio di continuo miglioramento e auto-riflessione, simile a quello richiesto agli atleti. La loro preparazione mentale dovrebbe includere strategie per la gestione dello stress, tecniche di comunicazione efficace, e lo sviluppo della consapevolezza dei propri bias cognitivi. Così facendo, possono contribuire a creare un ambiente di allenamento positivo, che supporta non solo la crescita fisica e tecnica degli atleti, ma anche il loro benessere psicologico.

A tal proposito, Fletcher e Sarkar (2016) hanno sottolineato che un approccio sistematico al miglioramento delle capacità psicologiche dello staff tecnico può favorire la creazione di una “cultura della resilienza” all’interno delle squadre sportive, migliorando le capacità di fronteggiare le avversità sia per gli atleti che per i tecnici. Analogamente, il lavoro di Cotterill (2017) ha evidenziato che gli staff tecnici che adottano tecniche di consapevolezza e gestione delle emozioni migliorano le proprie capacità decisionali in situazioni di pressione, influenzando positivamente le prestazioni complessive della squad

Considerazioni

La preparazione mentale e la consapevolezza degli aspetti psicologici della performance devono essere estese anche agli staff tecnici, che forniscono una prestazione altrettanto importante di quella degli atleti. È necessario abbandonare le pratiche basate su supposizioni e preconcetti, promuovendo invece un approccio scientificamente fondato e orientato alla consapevolezza delle dinamiche psicologiche che influenzano il contesto sportivo. Formare adeguatamente gli staff tecnici sugli aspetti della preparazione mentale, inclusa la gestione dello stress e la comunicazione efficace, è essenziale per massimizzare le prestazioni degli atleti e creare un ambiente sportivo che favorisca il successo e il benessere psicofisico.

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  • Swann, C., Keegan, R. J., Piggott, D., & Crust, L. (2012). “A systematic review of the experience, occurrence, and controllability of flow states in elite sport.” Psychology of Sport and Exercise, 13(6), 807-819.
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  • Weinberg, R., & Gould, D. (2014). Foundations of sport and exercise psychology (6th ed.). Champaign, IL: Human Kinetics.

Bibliografia – Parte 2

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  • MacNamara, Á., Button, A., & Collins, D. (2018). “The role of psychological characteristics in facilitating the pathway to elite performance part 1: Identifying mental skills and behaviors.” The Sport Psychologist, 34(2), 176-186.
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