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De Coubertinismo

inutile!

Le Olimpiadi, spogliate di tutto il clamore e ridotte alla loro pura essenza sportiva, rappresentano un’occasione unica di riflessione. Esaminando da vicino i vincitori e scendendo fino alle famose medaglie di legno, ovvero i quarti posti, emerge una realtà che va oltre la semplice competizione e abbraccia una gamma di esperienze umane e sportive ricchissime. Gli articoli e le riflessioni televisive su questi ultimi spesso si rivelano tanto dannosi quanto quelli che esaltano unicamente i vincitori, screditando tutti gli altri partecipanti. La difficoltà nel trovare un equilibrio è sintomo di una profonda ignoranza da parte degli addetti ai lavori.

In realtà, vittorie e sconfitte sono termini semplici ma potenti: la vittoria non è mai esente da errori che devono essere corretti, mentre la sconfitta contiene sempre lezioni preziose, anche se gli aspetti negativi appaiono preponderanti. Tuttavia, ciò che conta davvero è l’uso che si fa di queste esperienze. La mentalità, parola spesso usata con leggerezza come “anima”, è un concetto chiave nel mondo sportivo. Mentre sull’anima si potrebbe disquisire senza mai arrivare a una definizione condivisa, sulla mentalità possiamo invece adottare un approccio più concreto e scientifico.

La psicologia dello sport, infatti, è fatta di concetti scientifici e precise terminologie ma si esprime con le parole. Questo quasi sempre porta chiunque a parlarne a sproposito, credendo di poter ridurre tutto a formule semplici a concetti che rappresentano più se stessi piuttosto che essere essere fondati . È probabile che io possa imparare rapidamente a otturare una carie, ma un dentista difficilmente potrebbe comprendere con la stessa rapidità la complessità dei processi di pensiero legati alla mentalità vincente e alla gestione delle sconfitte.

La mentalità è qualcosa di complesso, ma la psicologa Carol Dweck ci offre una chiave di lettura illuminante con il suo concetto di mindset. Secondo la Dweck, esistono due tipi di mentalità: quella fissa e quella di crescita. La mentalità fissa vede le abilità come innate e immutabili, mentre la mentalità di crescita le considera sviluppabili attraverso l’impegno e la dedizione. Chi ha una mentalità fissa tende a pensare: “Sono bravo in questo o non lo sono”, e “Il fallimento significa che non sono abbastanza bravo”. Questa mentalità porta a evitare le sfide per paura di fallire e a sentirsi minacciati dal successo degli altri.

Al contrario, una persona con mentalità di crescita pensa: “Posso migliorare con l’esercizio” e “Il fallimento è un’opportunità per imparare”. Questo tipo di mentalità abbraccia le sfide, persiste di fronte alle difficoltà, vede lo sforzo come una via per la padronanza e impara dalle critiche. Ad esempio, un giovane atleta con mentalità di crescita potrebbe vedere una sconfitta in una gara come una chance per analizzare i propri errori e migliorare, piuttosto che come una conferma della propria incapacità.

Il lavoro di Dweck non è solo teorico; le sue scoperte hanno applicazioni pratiche significative. In ambito sportivo, adottare una mentalità di crescita può trasformare la carriera di un atleta. Gli allenatori che promuovono questa mentalità aiutano gli atleti a focalizzarsi sul miglioramento continuo piuttosto che su successi immediati. Ad esempio, invece di lodare un atleta per il talento innato, un allenatore dovrebbe lodare lo sforzo e il processo di apprendimento, dicendo cose come “Hai lavorato molto duramente su questo movimento e si vede il miglioramento”.

Per gli atleti di élite, la mentalità di crescita può fare la differenza tra una carriera che si esaurisce rapidamente e una che continua a evolversi e prosperare. Prendiamo ad esempio i grandi campioni olimpici: molti di loro hanno affrontato momenti di difficoltà e sconfitte devastanti. Tuttavia, ciò che li distingue è la loro capacità di utilizzare queste esperienze come catalizzatori per il miglioramento. Simone Biles, la celebre ginnasta, ha spesso parlato di come ha trasformato i momenti di sconfitta in lezioni che le hanno permesso di raggiungere nuove vette.

In definitiva, adottare la mentalità di crescita di Carol Dweck significa abbracciare un percorso di sviluppo continuo. Questo approccio non solo migliora le prestazioni sportive, ma arricchisce la vita degli atleti, insegnando loro a vedere ogni sfida come un’opportunità di crescita. Implementare questa mentalità nei settori giovanili è cruciale: costruire atleti che vedono il fallimento non come un punto finale, ma come un punto di partenza, preparandoli a eccellere non solo nello sport, ma in tutti gli aspetti della loro vita.

È nei settori giovanili che bisogna iniziare a costruire la mentalità di crescita. Qui, ogni sconfitta può essere vista come un’opportunità di apprendimento, e ogni vittoria come un passo avanti che non esclude la possibilità di miglioramento. È fondamentale educare i giovani atleti a comprendere che il vero valore dello sport non risiede solo nel podio, ma anche nel percorso che li porta lì, fatto di sforzi, fallimenti e progressi.

Dobbiamo celebrare le vittorie per quello che sono, traguardi di un duro lavoro, ma allo stesso tempo chiamare le sconfitte con il loro nome, evitando di sconfinare in un de Coubertinismo senza senso, che enfatizza la partecipazione senza darle un significato reale. Partecipare alle Olimpiadi è già un risultato straordinario, ma ciò che conta è il valore che diamo a questa partecipazione, che deve andare oltre il semplice esserci stati. Deve essere un’esperienza di crescita, di confronto, e di continuo miglioramento, sia per gli atleti sia per chi li segue e li sostiene.

Per chi volesse approfondire il lavoro di Carol Dweck, consiglio il suo libro “Mindset: The New Psychology of Success” (Dweck, 2006), dove esplora in dettaglio questi concetti e offre una guida pratica per sviluppare una mentalità di crescita in vari ambiti della vita, dallo sport al lavoro, fino alle relazioni personali.

MINDSET DINAMICO

Allenatore: “Sai, ho notato che ieri durante l’allenamento eri frustrato per quei salti mancati. Come ti senti adesso?”

Atleta: “Sì, ero davvero giù di morale. Mi sembra di non riuscire mai a migliorare, come se stessi sbagliando sempre gli stessi movimenti.”

Allenatore: “Capisco come ti senti, ma ricorda che ogni errore è un’opportunità per imparare. Ogni volta che sbagli, hai la possibilità di analizzare cosa è andato storto e migliorare.”

Atleta: “Hai ragione, ma a volte sembra che ci siano troppi errori. È difficile vedere il progresso.”

Allenatore: “Prova a pensare ai miglioramenti che hai fatto dall’inizio dell’anno. Anche piccoli progressi sono segni di una mentalità di crescita. Non è il traguardo finale che conta, ma il viaggio e l’impegno che ci metti.”

Atleta: “Ok, posso vedere qualche piccolo miglioramento, ma mi sembra così lento.”

Allenatore: “Ecco perché è importante celebrare ogni piccolo passo avanti. Ogni volta che correggi un dettaglio, stai avanzando. La mentalità di crescita riguarda proprio questo: vedere il valore nel processo di miglioramento continuo.”

Atleta: “Quindi, invece di focalizzarmi solo sui risultati immediati, dovrei concentrarmi sul processo e sugli sforzi che sto facendo?”

Allenatore: “Esattamente. Valorizzare il tuo impegno e la tua dedizione ti aiuterà a mantenere una prospettiva positiva e a non scoraggiarti. Ricorda, anche i campioni hanno avuto i loro momenti di difficoltà.”

Atleta: “Grazie, coach. Questo mi dà una nuova prospettiva. Mi sento un po’ meglio riguardo agli errori, vedendoli come parte del percorso.”

Allenatore: “Sono felice di sentirlo. Continua a impegnarti e a vedere ogni sfida come un’opportunità di crescita. Vedrai che, con il tempo, tutti i tuoi sforzi daranno i loro frutti.”

MINDSET STATICO

Allenatore: “Sai, ho notato che ieri durante l’allenamento eri frustrato per quei salti mancati. Come ti senti adesso?”

Atleta: “Sì, ero davvero giù di morale. Mi sembra di non riuscire mai a migliorare, come se stessi sbagliando sempre gli stessi movimenti.”

Allenatore: “Capisco come ti senti. Alcune persone semplicemente non sono portate per certi movimenti. Magari non hai il talento naturale per quei salti.”

Atleta: “Quindi pensi che non sarò mai bravo in questo? Mi sembra di essere un fallimento.”

Allenatore: “Non tutti possono eccellere in tutto. È importante riconoscere i propri limiti e concentrarsi su ciò che sai fare meglio.”

Atleta: “Ma se non provo a migliorare, non sarò mai all’altezza degli altri.”

Allenatore: “Non è questione di non provare, ma di essere realistico. Magari è meglio dedicare più tempo a ciò in cui sei già bravo e dove hai più talento.”

Atleta: “Capisco, ma sembra come se stessi arrendendomi.”

Allenatore: “Non è arrendersi. È sapere dove concentrare i tuoi sforzi. Pensa ai campioni: molti di loro si specializzano in ciò in cui sono naturalmente più dotati.”

Atleta: “Forse hai ragione. Ma mi fa sentire come se non potessi mai migliorare in altre aree.”

Allenatore: “Non è che non puoi migliorare, ma potrebbe essere uno spreco di energie. È più efficiente lavorare sui tuoi punti di forza e accettare che certe cose potrebbero non essere il tuo forte.”

Atleta: “Va bene. Cercherò di concentrarmi di più su quello che già so fare bene.”

Allenatore: “Esatto. Concentrati sui tuoi punti di forza e sfrutta il tuo talento naturale. Così costruirai una carriera solida basata su ciò che sai fare meglio.”


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