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La filosofia dello sport come disciplina accademica

Martina Petrini

La fi­lo­so­fia dello sport è una di­sci­pli­na fi­lo­so­fi­ca che in­da­ga il com­ples­so e va­rie­ga­to uni­ver­so spor­ti­vo, cer­can­do di ana­liz­za­re le im­pli­ca­zio­ni me­ta­fi­si­che, etico-​mo­ra­li, an­tro­po­lo­gi­co-​fi­lo­so­fi­che, pe­da­go­gi­co-​edu­ca­ti­ve e socio-​po­li­ti­che dello sport, in­te­so come attività umana.

In que­sto con­tri­bu­to ri­co­strui­re­mo la ge­ne­si sto­ri­ca e l’e­vo­lu­zio­ne della fi­lo­so­fia dello sport, par­ten­do dal­l’a­na­li­si delle co­mu­ni ra­di­ci gre­che dello sport e della fi­lo­so­fia, per mo­stra­re la pre­sen­za di un le­ga­me ori­gi­na­rio tra que­ste due di­sci­pli­ne; suc­ces­si­va­men­te, ci oc­cu­pe­re­mo del Mo­vi­men­to Olim­pi­co e della ri­fles­sio­ne in­tel­let­tua­le da esso sti­mo­la­ta, con l’o­biet­ti­vo di evi­den­zia­re i punti di con­tat­to tra la fi­lo­so­fia dello sport e i pre­sup­po­sti teo­ri­co-​con­cet­tua­li ela­bo­ra­ti dal­l’O­lim­pi­smo. In­fi­ne, pas­se­re­mo alla de­scri­zio­ne della na­sci­ta e del­l’e­vo­lu­zio­ne sto­ri­ca della fi­lo­so­fia dello sport, fo­ca­liz­zan­do­ci sulle ca­rat­te­ri­sti­che fon­da­men­ta­li delle sue varie fasi di svi­lup­po e so­prat­tut­to sul­l’a­na­li­si delle aree di stu­dio della di­sci­pli­na, ten­tan­do di far emer­ge­re le que­stio­ni più ri­le­van­ti da un punto di vista fi­lo­so­fi­co.

1. Le co­mu­ni ra­di­ci gre­che di sport e fi­lo­so­fia

Anche se la fi­lo­so­fia dello sport è un set­to­re di stu­dio gio­va­ne e an­co­ra in fase di evo­lu­zio­ne, il le­ga­me tra sport e fi­lo­so­fia è molto an­ti­co e pro­fon­do ed è san­ci­to dal co­mu­ne luogo di ori­gi­ne. L’an­ti­ca Gre­cia, in­fat­ti, oltre ad es­se­re stata il tea­tro del pas­sag­gio de­ci­si­vo dal my­thos al logos, è stata pro­ta­go­ni­sta anche del­l’i­sti­tu­zio­na­liz­za­zio­ne dello sport ago­ni­sti­co, ospi­tan­do i Gio­chi Olim­pi­ci an­ti­chi fin dal 776 a. C.. Il rap­por­to tra sport e fi­lo­so­fia non si ri­du­ce, però, sem­pli­ci­sti­ca­men­te alla con­di­vi­sio­ne del con­te­sto sto­ri­co di ori­gi­ne, ma af­fon­da le ra­di­ci nei prin­ci­pi car­di­ne della civiltà greca: l’u­gua­glian­za e la libertà. Pro­prio per que­sto con­di­vi­dia­mo le pa­ro­le di Isi­do­ri1, il quale af­fer­ma che «la fi­lo­so­fia è nata con lo sport; vale a dire con quel­la cul­tu­ra “ago­na­le” del dia­lo­go e del con­fron­to equo tra pari che ispi­ra­va le an­ti­che com­pe­ti­zio­ni gre­che».

Pro­prio tra gli an­ti­chi fi­lo­so­fi greci pos­sia­mo tro­va­re le prime con­si­de­ra­zio­ni di ca­rat­te­re fi­lo­so­fi­co in­tor­no all’attività fi­si­ca, lo­da­ta prin­ci­pal­men­te per il suo gran­de po­ten­zia­le edu­ca­ti­vo e per la sua capacità di fa­vo­ri­re uno svi­lup­po ar­mo­ni­co della per­so­na, come con­fer­ma que­sto passo della Re­pub­bli­ca di Pla­to­ne: «Dopo la mu­si­ca i gio­va­ni vanno for­ma­ti con la gin­na­sti­ca […] Bi­so­gna dun­que che anche con que­sta siano ac­cu­ra­ta­men­te al­le­va­ti per tutta la vita, co­min­cian­do fin da bam­bi­ni».

Se da un lato la pra­ti­ca mo­to­rio-​spor­ti­va viene ri­co­no­sciu­ta come un ele­men­to fon­da­men­ta­le per il pro­ces­so for­ma­ti­vo, dal­l’al­tra, già nel­l’an­ti­ca Gre­cia, emer­ge il ca­rat­te­re am­bi­va­len­te e con­trad­dit­to­rio dello sport, so­prat­tut­to dal giu­di­zio etico che molti pen­sa­to­ri for­mu­la­no nei con­fron­ti degli atle­ti, cri­ti­ca­ti per i loro ec­ces­si e per i co­stu­mi cor­rot­ti, ma anche per le con­si­de­ra­zio­ni in me­ri­to ai ri­schi e ai be­ne­fi­ci dell’attività mo­to­ria. A tale pro­po­si­to, Ari­sto­te­le, nella Po­li­ti­ca, dopo aver ri­ba­di­to l’im­por­tan­za della gin­na­sti­ca nel si­ste­ma for­ma­ti­vo, mette in guar­dia gli edu­ca­to­ri dalle pos­si­bi­li con­se­guen­ze del­l’a­go­ni­smo pre­co­ce e da ca­ri­chi di al­le­na­men­to scon­si­de­ra­ti, af­fer­man­do che fino «alla pubertà bi­so­gna far ese­gui­re eser­ci­zi leg­ge­ri, evi­tan­do cibi pe­san­ti o fa­ti­che vio­len­te, per non ar­re­ca­re danno alla cre­sci­ta. Prova non tra­scu­ra­bi­le che quel­le cose pos­so­no ar­re­ca­re danno sta nel fatto che tra gli olim­pio­ni­ci si po­treb­be­ro tro­va­re al mas­si­mo due o tre in­di­vi­dui che sono stati vin­ci­to­ri da gio­va­ni e da uo­mi­ni ma­tu­ri, perché al­le­nan­do­si in gioventù si sono esau­ri­ti con eser­ci­zi vio­len­ti».

Da que­ste brevi ri­fles­sio­ni sul ruolo dell’attività fi­si­ca nel­l’An­ti­ca Gre­cia e sul rap­por­to tra ri­fles­sio­ne fi­lo­so­fi­ca e sport, non emer­ge solo l’in­te­res­se dei pen­sa­to­ri an­ti­chi nei con­fron­ti dello sport, ma anche la pre­sen­za di un ori­gi­na­rio ed «an­ti­co le­ga­me» tra le due di­sci­pli­ne, che si è in­de­bo­li­to nei se­co­li suc­ces­si­vi, quasi smar­ren­do­si, e che è stato re­cu­pe­ra­to, come ve­dre­mo, nel XX se­co­lo con la na­sci­ta della fi­lo­so­fia dello sport.

2. L’O­lim­pi­smo: il pre­lu­dio di una ri­fles­sio­ne cri­ti­ca in­tor­no allo sport

Prima di ana­liz­za­re la ge­ne­si e lo svi­lup­po della fi­lo­so­fia dello sport e la sua con­fi­gu­ra­zio­ne di­sci­pli­na­re, non pos­sia­mo non fare ri­fe­ri­men­to al­l’O­lim­pi­smo, che può es­se­re con­si­de­ra­to un pre­sup­po­sto sto­ri­co-​con­cet­tua­le della ri­fles­sio­ne fi­lo­so­fi­co-​spor­ti­va. Il Mo­vi­men­to Olim­pi­co ebbe ori­gi­ne verso la fine del XIX se­co­lo, gra­zie al­l’in­tui­zio­ne di Pier­re de Cou­ber­tin, con l’o­biet­ti­vo di ri­sco­pri­re gli au­ten­ti­ci va­lo­ri dello sport, in­te­so come stru­men­to di edu­ca­zio­ne, pa­ci­fi­ca­zio­ne e in­con­tro. L’O­lim­pi­smo è fon­da­men­ta­le ai fini della no­stro di­scor­so, perché non portò sem­pli­ce­men­te alla ri­na­sci­ta dei Gio­chi Olim­pi­ci mo­der­ni e dun­que al­l’af­fer­ma­zio­ne della pra­ti­ca spor­ti­va, ma costituì un’oc­ca­sio­ne unica ed ir­ri­pe­ti­bi­le per in­tra­pren­de­re una ri­fles­sio­ne cri­ti­ca sullo sport.. Nel ten­ta­ti­vo di ana­liz­za­re il con­tri­bu­to dato dal Mo­vi­men­to Olim­pi­co allo svi­lup­po della fi­lo­so­fia dello sport, ci chie­de­re­mo an­zi­tut­to se nel­l’O­lim­pi­smo sia pre­sen­te una base teo­ri­ca ela­bo­ra­ta at­tra­ver­so una vera e pro­pria ri­fles­sio­ne fi­lo­so­fi­co-​cri­ti­ca e, suc­ces­si­va­men­te, ana­liz­ze­re­mo ar­go­men­ta­zio­ni, mo­ti­va­zio­ni e obiet­ti­vi del­l’O­lim­pi­smo nel ten­ta­ti­vo di com­pren­der­ne anche le con­trad­di­zio­ni e i li­mi­ti.

Il ba­ro­ne Pier­re De Cou­ber­tin non era un fi­lo­so­fo, bensì un pe­da­go­gi­sta ed uno sto­ri­co fran­ce­se, che recepì il mito di Olim­pia, in­te­gran­do­lo nel suo pro­get­to edu­ca­ti­vo uni­ver­sa­li­sti­co. «Ri­for­ma­to­re so­cia­le, mosso da aspi­ra­zio­ni pe­da­go­gi­che, De Cou­ber­tin ha af­fi­da­to le sue spe­ran­ze allo sport. Esso gli è parso la scuo­la delle na­zio­ni mo­der­ne». Il pen­sa­to­re fran­ce­se pro­po­se di ri­strut­tu­ra­re la società e pro­muo­ve­re l’in­te­ra­zio­ne tra paesi e cul­tu­re di­ver­se at­tra­ver­so lo sport, ele­men­to in­no­va­ti­vo e con­tem­po­ra­nea­men­te an­ti­co, tro­van­do ispi­ra­zio­ne nel mo­del­lo greco. De Cou­ber­tin, con­sa­pe­vo­le della vo­ca­zio­ne uni­ver­sa­le, mul­ti­cul­tu­ra­le ed edu­ca­ti­va dello sport, aveva l’o­biet­ti­vo di al­lon­ta­nar­lo da una con­ce­zio­ne par­ti­co­la­ri­sti­ca, lo­ca­le, stru­men­ta­le, e ren­der­lo oc­ca­sio­ne di in­con­tro e con­fron­to tra realtà ete­ro­ge­nee e lon­ta­ne. Il nu­cleo con­cet­tua­le del­l’O­lim­pi­smo è rias­sun­to nella Carta Olim­pi­ca, do­cu­men­to uf­fi­cia­le pub­bli­ca­to per la prima volta nel 1908 dal Co­mi­ta­to Olim­pi­co In­ter­na­zio­na­le (CIO), che era stato fon­da­to da De Cou­ber­tin nel 1894. La Carta Olim­pi­ca, oltre a con­te­ne­re il re­go­la­men­to per l’or­ga­niz­za­zio­ne dei Gio­chi Olim­pi­ci e l’or­di­na­men­to del go­ver­no del CIO, pre­sen­ta i prin­ci­pi fon­da­men­ta­li del mo­vi­men­to, che rias­su­mo­no l’in­sie­me di teo­rie e ri­fles­sio­ni che pren­do­no il nome di “fi­lo­so­fia del­l’O­lim­pi­smo”.

Il Mo­vi­men­to Olim­pi­co pro­po­ne­va di «met­te­re ovun­que lo sport a ser­vi­zio dello svi­lup­po ar­mo­ni­co del­l’uo­mo, per fa­vo­ri­re l’av­ven­to di una società pa­ci­fi­ca», dove re­gni­no la pace, la col­la­bo­ra­zio­ne, il ri­spet­to re­ci­pro­co e l’ac­co­glien­za delle diversità.

Nella Carta Olim­pi­ca è espli­ci­ta­men­te af­fer­ma­to che la «pra­ti­ca dello sport è un di­rit­to del­l’uo­mo» e, dun­que, la par­te­ci­pa­zio­ne alle com­pe­ti­zio­ni, spazi pri­vi­le­gia­ti di in­con­tro e di dia­lo­go, ma anche oc­ca­sio­ni di festa e di con­di­vi­sio­ne, deve es­se­re ga­ran­ti­ta a tutti.

L’O­lim­pi­smo ha unito i va­lo­ri dello sport a quel­li della solidarietà, del dia­lo­go, della pace e del­l’in­te­gra­zio­ne, po­nen­do lo sport stes­so come stru­men­to pri­vi­le­gia­to per la for­ma­zio­ne fi­si­ca, mo­ra­le e so­cia­le. Le ri­fles­sio­ni ela­bo­ra­te in seno al Mo­vi­men­to Olim­pi­co, in par­ti­co­la­re quel­le re­la­ti­ve al ruolo dello sport nella vita in­di­vi­dua­le e so­cia­le, al di­let­tan­ti­smo, al­l’at­teg­gia­men­to ago­ni­sti­co, ai va­lo­ri che de­vo­no ani­ma­re le com­pe­ti­zio­ni, rap­pre­sen­ta­no un pre­sup­po­sto ir­ri­nun­cia­bi­le per un qual­sia­si ten­ta­ti­vo di ri­cer­ca in am­bi­to fi­lo­so­fi­co-​spor­ti­vo, anche se la “fi­lo­so­fia del­l’O­lim­pi­smo” non può es­se­re con­si­de­ra­ta «una le­git­ti­ma fi­lo­so­fia in senso ac­ca­de­mi­co».

L’O­lim­pi­smo, in­fat­ti, non pre­sen­ta una strut­tu­ra teo­ri­ca coe­ren­te e si­ste­ma­ti­ca e pro­prio per la sua pro­pen­sio­ne ad in­glo­ba­re ele­men­ti di­ver­si è stato de­fi­ni­to eclet­ti­co. Lo sfor­zo di con­ci­lia­re mol­te­pli­ci si­ste­mi, al­cu­ni ap­pa­ren­te­men­te con­trad­dit­to­ri, può ge­ne­ra­re cri­ti­che, ma, forse, pro­prio «la flessibilità fi­lo­so­fi­ca del­l’O­lim­pi­smo può spie­ga­re il du­ra­tu­ro suc­ces­so dei Gio­chi Olim­pi­ci su scala pla­ne­ta­ria»12.

Ma se la Fi­lo­so­fia del­l’O­lim­pi­smo non può es­se­re de­fi­ni­ta come una vera e pro­pria fi­lo­so­fia, come pos­sia­mo in­qua­dra­re il con­tri­bu­to dato da essa al­l’e­vo­lu­zio­ne della pra­ti­ca spor­ti­va e allo stu­dio dello sport? Essa «può es­se­re con­si­de­ra­ta una vera e pro­pria fi­lo­so­fia del­l’e­du­ca­zio­ne», poiché è mossa dalla volontà di for­ma­re i gio­va­ni at­tra­ver­so l’attività mo­to­rio-​spor­ti­va. Que­ste con­si­de­ra­zio­ni ci per­met­to­no di com­pren­de­re il re­tro­ter­ra della fi­lo­so­fia dello sport che nasce pro­prio dal­l’in­con­tro tra l’O­lim­pi­smo e la fi­lo­so­fia del­l’e­du­ca­zio­ne, le quali hanno va­lo­riz­za­to il po­ten­zia­le pe­da­go­gi­co-​for­ma­ti­vo dello sport, met­ten­do­lo a ser­vi­zio della per­so­na.

Dun­que, i Gio­chi Olim­pi­ci mo­der­ni hanno fa­vo­ri­to e ac­ce­le­ra­to il pro­ces­so di dif­fu­sio­ne e af­fer­ma­zio­ne dello sport, anche a li­vel­lo po­po­la­re, e pro­prio il pas­sag­gio da attività eli­ta­ria a fe­no­me­no di massa è stato l’e­ven­to che «ha for­ni­to l’oc­ca­sio­ne alla cri­ti­ca per una sfida in­tel­let­tua­le».

3. La na­sci­ta della fi­lo­so­fia dello sport e le aree di stu­dio

L’e­vo­lu­zio­ne dello sport e la sua ec­ce­zio­na­le dif­fu­sio­ne a li­vel­lo mon­dia­le, av­ve­nu­ta tra XIX e XX se­co­lo, hanno sti­mo­la­to l’in­te­res­se degli in­tel­let­tua­li nei con­fron­ti della pra­ti­ca spor­ti­va, sia nella sua di­men­sio­ne lu­di­co-​ri­crea­ti­va e pe­da­go­gi­co-​for­ma­ti­va, sia nella sua de­cli­na­zio­ne ago­ni­sti­ca (di­let­tan­ti­sti­ca, ama­to­ria­le e pro­fes­sio­ni­sti­ca).

Le prime ri­fles­sio­ni in­tor­no allo sport sono ar­ri­va­te da pen­sa­to­ri ap­par­te­nen­ti a di­ver­si set­to­ri di­sci­pli­na­ri, come quel­lo pe­da­go­gi­co, so­cio­lo­gi­co e sto­ri­co, ed in par­ti­co­la­re, si sono svi­lup­pa­te nel con­te­sto della tra­di­zio­ne ana­li­ti­ca an­glo­sas­so­ne – di ma­tri­ce nor­deu­ro­pea e nor­da­me­ri­ca­na – e nel­l’am­bi­to della ri­fles­sio­ne er­me­neu­ti­co-​ fe­no­me­no­lo­gi­ca te­de­sca.

Lo sto­ri­co olan­de­se Johan Hui­zin­ga è stato uno dei primi pen­sa­to­ri ad af­fron­ta­re que­sto ar­go­men­to nella ce­le­ber­ri­ma opera Homo Lu­dens ed in par­ti­co­la­re si è in­ter­ro­ga­to sulla na­tu­ra della re­la­zio­ne esi­sten­te tra gioco e sport nel Terzo ca­pi­to­lo, in­ti­to­la­to Gioco e gara come fun­zio­ni crea­tri­ci di cul­tu­ra. Hui­zin­ga ana­liz­za il rap­por­to tra sport e gara, tra gioco e agon, chie­den­do­si in prima istan­za se la com­pe­ti­zio­ne possa es­se­re con­si­de­ra­ta un gioco e, dopo aver ri­spo­sto af­fer­ma­ti­va­men­te a tale in­ter­ro­ga­ti­vo, si con­cen­tra sulle ca­rat­te­ri­sti­che dell’agon, ca­te­go­ria nella quale rien­tra­no anche i gio­chi spor­ti­vi. Ven­t’an­ni dopo, anche il so­cio­lo­go fran­ce­se Roger Cail­lois, nel­l’o­pe­ra I gio­chi e gli uo­mi­ni, in­clu­de lo sport nella sua clas­si­fi­ca­zio­ne delle pra­ti­che lu­di­che, con­fer­man­do l’e­si­sten­za di un rap­por­to molto stret­to tra gioco e sport.

Nel 1967 viene pub­bli­ca­to dal fi­lo­so­fo Ber­nard Suits l’ar­ti­co­lo What Is a Game?, se­gui­to nel 1988 da The Tric­ky Triad: Games, Play and Sport, dove l’au­to­re ana­liz­za più da vi­ci­no i punti di con­tat­to tra gioco e sport, de­li­nean­do i con­tor­ni della pra­ti­ca spor­ti­va ago­ni­sti­ca e non. Sem­pre nel 1967 Ho­ward Slu­sher col­le­ga la ri­fles­sio­ne sul fe­no­me­no spor­ti­vo al­l’E­si­sten­zia­li­smo nel testo Man, Sport and Exi­sten­ce, for­nen­do alla fi­lo­so­fia dello sport uno stru­men­to de­ter­mi­nan­te per lo svi­lup­po suc­ces­si­vo: gli ap­proc­ci fe­no­me­no­lo­gi­co ed esi­sten­zia­li­sta sa­ran­no tra i più usati dai pen­sa­to­ri de­di­ti alle ri­cer­che sullo sport. Pro­prio nel con­te­sto fi­lo­so­fi­co fe­no­me­no­lo­gi­co-​esi­sten­zia­li­sta, gra­zie al­l’o­pe­ra di Mau­ri­ce Mer­leau-​Ponty, Ga­briel Mar­cel, Em­ma­nuel Le­vi­nas, si as­si­ste alla ri­sco­per­ta della corporeità e alla ri­va­lu­ta­zio­ne di una vi­sio­ne in­te­gra­le del­l’uo­mo.

In que­sto clima cul­tu­ra­le, si crea­no i pre­sup­po­sti per l’e­la­bo­ra­zio­ne della fi­lo­so­fia dello sport, la cui na­sci­ta si fa coin­ci­de­re con la pub­bli­ca­zio­ne, nel 1969, del­l’o­pe­ra di Paul Weiss, Sport: A phi­lo­so­phic In­qui­ry. Weiss, pro­fes­so­re di Fi­lo­so­fia all’università di Yale, è stato uno dei primi pen­sa­to­ri con­tem­po­ra­nei a sot­to­li­nea­re la necessità di una ri­fles­sio­ne fi­lo­so­fi­ca in­tor­no allo sport e a con­tri­bui­re alla dif­fu­sio­ne di que­sta “nuova” di­sci­pli­na. Weiss, in­fat­ti, è stato anche il primo pre­si­den­te della In­ter­na­tio­nal As­so­cia­tion for the Phi­lo­so­phy of Sport (IAPS), fon­da­ta nel 1972 gra­zie al­l’im­pe­gno di altri im­por­tan­ti stu­dio­si come W. Fra­lei­gh, R. Oste­rhoudt, K. Meier, C. Tho­mas, R. S. Kret­ch­mar, etc.

Le ri­fles­sio­ni di Weiss in­tor­no alle te­ma­ti­che spor­ti­ve hanno con­tri­bui­to a dare «quasi im­me­dia­ta credibilità allo stu­dio fi­lo­so­fi­co dello sport», po­nen­do le basi per le mag­gio­ri linee di ri­cer­ca: la de­fi­ni­zio­ne di sport, il rap­por­to tra mente e corpo, le potenzialità for­ma­ti­vo-​pe­da­go­gi­che dell’attività spor­ti­va, la re­la­zio­ne tra di­let­tan­ti­smo e ago­ni­smo e il ruolo delle donne nello sport.

Dun­que, Weiss ha por­ta­to l’at­ten­zio­ne sulla dif­fi­den­za degli am­bien­ti ac­ca­de­mi­ci nei con­fron­ti dello sport e con il suo im­pe­gno per la dif­fu­sio­ne e l’ap­pro­fon­di­men­to del­l’ar­go­men­to, ha se­gna­to «l’i­ni­zio e la na­sci­ta della mo­der­na fi­lo­so­fia dello sport».

L’i­sti­tu­zio­ne della IAPS è stata se­gui­ta dalla na­sci­ta del Jour­nal of the Phi­lo­so­phy of Sport nel 1974, nonché dalla fon­da­zio­ne delle prime due società na­zio­na­li di ri­cer­ca della ma­te­ria: la Ja­pa­ne­se So­cie­ty for Phi­lo­so­phy of Sport and Phy­si­cal Edu­ca­tion, nel 1978, e la Bri­tish Phi­lo­so­phy of Sport As­so­cia­tion nel 2002. Gra­zie alle ini­zia­ti­ve e al­l’im­pe­gno della IAPS, la fi­lo­so­fia dello sport è stata in­se­ri­ta nei pro­gram­mi di stu­dio di di­ver­se facoltà di Scien­ze Mo­to­rie, so­prat­tut­to in Università nor­da­me­ri­ca­ne e in­gle­si, e ha avuto una gran­de dif­fu­sio­ne. No­no­stan­te ciò, la fi­lo­so­fia dello Sport non ha rag­giun­to an­co­ra una vera e pro­pria au­to­no­mia e non è riu­sci­ta a sgan­ciar­si dal­l’in­fluen­za di altre di­sci­pli­ne, in par­ti­co­la­re dalla pe­da­go­gia, che anzi tende a in­glo­bar­la nuo­va­men­te nel suo am­bi­to.

Pro­prio per que­sto mo­ti­vo è im­por­tan­te ri­ba­di­re che lo stu­dio fi­lo­so­fi­co in­tor­no allo sport è in­di­spen­sa­bi­le per com­pren­de­re me­glio tale fe­no­me­no nella sua complessità e per cer­ca­re di met­te­re in luce ri­sor­se e con­trad­di­zio­ni, vizi e virtù, ma so­prat­tut­to per far si che lo sport non perda di vista il suo ri­fe­ri­men­to ir­ri­nun­cia­bi­le: l’uo­mo. In­fat­ti, «[…] anche se lo sport spes­so non si di­mo­stra al­l’al­tez­za delle sue potenzialità, non si­gni­fi­ca che la com­pren­sio­ne di que­sto po­ten­zia­le sia una per­di­ta di tempo».

La IAPS è il nu­cleo cen­tra­le di que­sto pro­ces­so, pro­ta­go­ni­sta del­l’or­ga­niz­za­zio­ne di con­fe­ren­ze e mee­ting in Nord Ame­ri­ca e in Eu­ro­pa, primi fra tutti l’In­ter­na­tio­nal Con­gress on Sport Scien­ce and Phy­si­cal Edu­ca­tion e il Con­gres­so Mon­dia­le di Fi­lo­so­fia dello sport.

Alla fine degli anni Ot­tan­ta ri­sal­go­no, in­ve­ce, le prime opere atte a si­ste­ma­tiz­za­re la di­sci­pli­na e i vari am­bi­ti di ri­cer­ca, so­prat­tut­to con l’o­biet­ti­vo di for­ni­re una guida in­tro­dut­ti­va agli stu­den­ti. A tale pro­po­si­to oc­cor­re ci­ta­re il con­tri­bu­to dato dal testo di Wil­liam J. Mor­gan e Klaus Meier, Phi­lo­so­phic In­qui­ry in Sport, pub­bli­ca­to nel 1988. Da que­sti studi emer­go­no tre set­to­ri prin­ci­pa­li della fi­lo­so­fia dello sport: me­ta­fi­si­co, po­li­ti­co ed etico. L’o­biet­ti­vo fon­da­men­ta­le delle ri­cer­che me­ta­fi­si­che è sta­bi­li­re quali sono il senso e il ruolo dello sport nel­l’e­si­sten­za umana, so­prat­tut­to in quan­to attività lu­di­ca e ago­ni­sti­ca. Alla ri­fles­sio­ne me­ta­fi­si­ca ap­par­ten­go­no anche la que­stio­ne re­la­ti­va alle re­go­le, che avran­no un ri­svol­to im­por­tan­tis­si­mo in am­bi­to mo­ra­le e so­cia­le; la com­ples­sa que­stio­ne mente-​corpo; il rap­por­to tra sport e arte.

Negli studi con­dot­ti in am­bi­to po­li­ti­co-​spor­ti­vo si col­lo­ca l’a­na­li­si di pro­ble­mi so­cia­li e edu­ca­ti­vi come la di­scri­mi­na­zio­ne, la pace, il dia­lo­go in­ter­cul­tu­ra­le, il rap­por­to tra uomo e am­bien­te. Que­sto set­to­re di stu­dio è stret­ta­men­te col­le­ga­to al­l’O­lim­pi­smo, poiché i Gio­chi Olim­pi­ci, in am­bi­to spor­ti­vo, co­sti­tui­sco­no il mo­men­to di con­fron­to per ec­cel­len­za tra le varie Na­zio­ni e cul­tu­re, chia­ma­te a vi­ve­re con­cre­ta­men­te i prin­ci­pi della solidarietà, della re­ci­pro­ca com­pren­sio­ne e del fair play.

L’am­bi­to etico è senza dub­bio la sfera di stu­dio pri­vi­le­gia­ta dagli stu­dio­si di fi­lo­so­fia dello sport, che si con­cen­tra­no su que­stio­ni come il do­ping, l’in­gan­no, la vio­len­za, il ri­schio del­l’a­bu­so di nuove tec­no­lo­gie (bio­e­ti­ca). In que­sto campo di ri­cer­ca de­vo­no es­se­re di­scus­si i con­fi­ni tra legalità e moralità nello sport; gli ef­fet­ti e le con­se­guen­ze di pra­ti­che il­le­ci­te/im­mo­ra­li sia sulle per­so­ne sia sullo sport stes­so; la validità dei fini e degli obiet­ti­vi; la de­li­mi­ta­zio­ne delle responsabilità delle varie fi­gu­re coin­vol­te; la va­lu­ta­zio­ne del ri­schio di trau­mi e in­for­tu­ni. L’e­ti­ca dello sport si oc­cu­pa, inol­tre, di ana­liz­za­re le im­pli­ca­zio­ni eco­no­mi­che dell’attività spor­ti­va, ormai coin­vol­ta nel pro­ces­so si mer­ci­fi­ca­zio­ne che in­te­res­sa i vari am­bi­ti della società con­tem­po­ra­nea. In tale con­te­sto, l’es­sen­za dello sport è stata sna­tu­ra­ta dalla spa­smo­di­ca ri­cer­ca della pre­sta­zio­ne e dei re­cord di­su­ma­ni, in­qua­dra­ta in un ot­ti­ca del pro­fit­to ot­te­ni­bi­le con ogni mezzo. In­fi­ne, un tema a metà stra­da tra la di­men­sio­ne socio-​po­li­ti­ca e la di­men­sio­ne etico-​mo­ra­le è si­cu­ra­men­te quel­lo re­la­ti­vo al­l’e­du­ca­zio­ne, dato il po­ten­zia­le pe­da­go­gi­co ri­co­no­sciu­to allo sport, dif­fi­ci­le da ge­sti­re e pre­ser­va­re dalle con­ta­mi­na­zio­ni del pro­fes­sio­ni­smo e della ri­cer­ca esa­spe­ra­ta del ri­sul­ta­to.

La linea guida for­ni­ta sia dalla IAPS sia dal JPS è quel­la di porre l’ac­cen­to «sullo scam­bio in­ter­di­sci­pli­na­re. Anche se i fi­lo­so­fi dello sport hanno in­te­res­si spe­ci­fi­ci e le loro spe­cia­liz­za­zio­ni ac­ca­de­mi­che, la ten­den­za al­l’in­ter­no della di­sci­pli­na è quel­la di avere familiarità e di ac­co­glie­re con­tri­bu­ti che pro­ven­go­no dai campi più di­spa­ra­ti», mo­stran­do, per primi, uno spi­ri­to di aper­tu­ra e una volontà di dia­lo­go. Dal 2000 il JPS è pas­sa­to da una a due usci­te an­nua­li; men­tre nel 2007 c’è stata la crea­zio­ne di una nuova ri­vi­sta scien­ti­fi­ca, Sport, Ethics and Phi­lo­so­phy, di­ret­ta da Mike Mc­Na­mee, che ha re­gi­stra­to un enor­me suc­ces­so, con tre usci­te an­nua­li. Il gran­de ri­sul­ta­to di que­sta nuova ri­vi­sta con­fer­ma po­si­ti­va­men­te il ten­ta­ti­vo di dif­fon­de­re a li­vel­lo in­ter­na­zio­na­le la di­sci­pli­na, anche gra­zie alla pre­sen­ta­zio­ne di di­ver­si ar­ti­co­li con tra­du­zio­ni in spa­gno­lo, te­de­sco, fran­ce­se e giap­po­ne­se.

Le azio­ni e gli sfor­zi delle varie società di ri­cer­ca di fi­lo­so­fia dello sport, na­zio­na­li ed in­ter­na­zio­na­li, di­mo­stra­no la volontà di am­plia­re il rag­gio di dif­fu­sio­ne della di­sci­pli­na e il ten­ta­ti­vo di coin­vol­ge­re stu­dio­si pro­ve­nien­ti da nuovi paesi, poiché «la fi­lo­so­fia dello sport non può ri­ma­ne­re una di­sci­pli­na pre­va­len­te­men­te anglo-​ame­ri­ca­na». In par­ti­co­la­re è molto forte l’e­si­gen­za di dia­lo­go tra Oc­ci­den­te e Orien­te anche in am­bi­to spor­ti­vo, per espan­de­re ed ar­ric­chi­re le pro­spet­ti­ve di ri­cer­ca ad una realtà im­pe­gna­ta con suc­ces­so e con im­por­tan­ti ri­sul­ta­ti nello stu­dio fi­lo­so­fi­co-​spor­ti­vo.

4. Le fasi dello svi­lup­po sto­ri­co della fi­lo­so­fia dello sport

Per com­pren­de­re lo stato at­tua­le dello svi­lup­po della di­sci­pli­na, pro­po­nia­mo un breve ex­cur­sus dalla sua ori­gi­ne alla si­tua­zio­ne odier­na, con la spe­ran­za di tro­va­re la di­re­zio­ne della ri­fles­sio­ne fi­lo­so­fi­co-​spor­ti­va. R. Scott Kret­ch­mar, nel sag­gio Phi­lo­so­phy of Sport, con­te­nu­to nel testo The Hi­sto­ry of exer­ci­se and sport scien­ce, in­di­vi­dua tre pe­rio­di o fasi di svi­lup­po della ri­fles­sio­ne cri­ti­co-​fi­lo­so­fi­ca sullo sport.

La prima fase, che va dal 1875 al 1950, è ca­rat­te­riz­za­ta da un ap­proc­cio eclet­ti­co, che vede pro­ta­go­ni­ste la pe­da­go­gia e la fi­lo­so­fia del­l’e­du­ca­zio­ne, sti­mo­la­te dal forte in­te­res­se nei con­fron­ti di nuovi me­to­di edu­ca­ti­vi volti ad un mag­gio­re coin­vol­gi­men­to dell’attività mo­to­rio-​spor­ti­va. Le nuove ri­cer­che nel­l’am­bi­to edu­ca­ti­vo si muo­vo­no in di­re­zio­ne di una cre­sci­ta psico-​fi­si­ca, ri­spon­den­te ad una vi­sio­ne in­te­gra­le del­l’es­se­re umano, dove l’o­biet­ti­vo fon­da­men­ta­le è la ri­cer­ca di me­to­di di ap­pren­di­men­to e di svi­lup­po delle capacità psico-​mo­to­rie at­tra­ver­so lo sport. Dun­que, le que­stio­ni fi­lo­so­fi­che emer­go­no quasi ac­ci­den­tal­men­te ed esclu­si­va­men­te in ri­fe­ri­men­to al­l’a­spet­to for­ma­ti­vo; ad esem­pio la que­stio­ne mente-​corpo come ri­cer­ca e ge­stio­ne del­l’e­qui­li­brio tra edu­ca­zio­ne fi­si­co-​spor­ti­va e con­cet­tua­le, op­pu­re l’in­te­gra­zio­ne dell’attività mo­to­ria nei cur­ri­cu­la sco­la­sti­ci; e an­co­ra il rap­por­to tra edu­ca­zio­ne, re­go­le, libertà in re­la­zio­ne ai va­lo­ri so­cia­li e mo­ra­li.

Il se­con­do pe­rio­do, che cor­ri­spon­de al de­cen­nio che va dal 1950 al 1960, è an­co­ra im­per­nia­to sul tema pe­da­go­gi­co-​edu­ca­ti­vo, ma la novità è rap­pre­sen­ta­ta dal co­stan­te ri­fe­ri­men­to ai si­ste­mi fi­lo­so­fi­ci quali l’i­dea­li­smo, il rea­li­smo, il na­tu­ra­li­smo, con l’o­biet­ti­vo di ana­liz­za­re i temi ri­guar­dan­ti l’attività mo­to­rio-​spor­ti­va al­l’in­ter­no di tali con­te­sti. No­no­stan­te un’a­per­tu­ra alla fi­lo­so­fia, l’at­ten­zio­ne ri­ma­ne fo­ca­liz­za­ta sul­l’uo­mo in­te­so come stu­den­te. La ri­fles­sio­ne del pe­da­go­gi­sta ita­lia­no Luigi Vol­pi­cel­li (1900-1983), sia a li­vel­lo cro­no­lo­gi­co sia a li­vel­lo te­ma­ti­co-​con­cet­tua­le, si col­lo­ca a metà stra­da tra la prima e la se­con­da fase; in­fat­ti, l’o­biet­ti­vo cen­tra­le delle sue ri­cer­che era pro­prio quel­lo di mo­ti­va­re l’im­por­tan­za del­l’e­du­ca­zio­ne fi­si­ca nei cur­ri­cu­la sco­la­sti­ci. Vol­pi­cel­li era con­vin­to della necessità di in­te­gra­re l’attività di­dat­ti­ca fron­ta­le in clas­se con l’attività lu­di­co-​spor­ti­va, quan­do pos­si­bi­le al­l’a­ria aper­ta, per ri­spet­ta­re e as­se­con­da­re il bi­so­gno dei bam­bi­ni e dei gio­va­ni di mo­vi­men­to, creatività mo­to­ria e libertà di espres­sio­ne at­tra­ver­so il corpo.

Il terzo ap­proc­cio, che va dal 1965 ad oggi, è chia­ma­to ap­proc­cio di­sci­pli­na­re, perché teso a de­li­nea­re i con­tor­ni della fi­lo­so­fia dello sport, at­tra­ver­so la crea­zio­ne di società scien­ti­fi­che, isti­tu­ti di ri­cer­ca in­ter­na­zio­na­li, ri­vi­ste spe­cia­liz­za­te e in­con­tri tra stu­dio­si. Que­sto è il pe­rio­do più fe­con­do e con esso coin­ci­de l’o­pe­ra di Weiss, come ab­bia­mo visto poc’an­zi, che for­ni­sce l’im­pul­so de­ci­si­vo ad una ri­fles­sio­ne schiet­ta­men­te fi­lo­so­fi­ca sullo sport. No­no­stan­te la dif­fu­sio­ne e il coin­vol­gi­men­to di di­ver­si stu­dio­si e di im­por­tan­ti università, que­sta fase non è priva di pro­ble­mi perché la fi­lo­so­fia dello sport è stata spes­so eli­mi­na­ta dai cur­ri­cu­la uni­ver­si­ta­ri di edu­ca­zio­ne fi­si­ca e nel­l’am­bi­to della ri­cer­ca si tende a pre­di­li­ge­re ma­te­rie quali la bio­mec­ca­ni­ca o la fi­sio­lo­gia, a sca­pi­to della Fi­lo­so­fia dello sport, con­si­de­ra­ta meno im­por­tan­te.

A que­ste que­stio­ni se ne ag­giun­ge un’al­tra di estre­ma ri­le­van­za in vista degli svi­lup­pi fu­tu­ri: il coin­vol­gi­men­to dei fi­lo­so­fi nelle società scien­ti­fi­che di fi­lo­so­fia dello sport è stato di breve du­ra­ta, men­tre mas­sic­cia è stata e con­ti­nua ad es­se­re la pre­sen­za di stu­dio­si di edu­ca­zio­ne fi­si­ca e scien­ze mo­to­rie. «Que­sta par­te­ci­pa­zio­ne in­co­stan­te può es­se­re do­vu­ta in parte alla ri­lut­tan­za dei fi­lo­so­fi tra­di­zio­na­li di ap­proc­ciar­si ad una ma­te­ria con­si­de­ra­ta trop­po mon­da­na o a pro­ble­mi trop­po ap­pli­ca­ti». Il de­sti­no della di­sci­pli­na si pre­sen­ta, dun­que, in­cer­to, su­sci­tan­do spon­ta­nea­men­te la do­man­da su quale sia la modalità più ef­fi­ca­ce per ope­ra­re verso la con­sa­cra­zio­ne de­fi­ni­ti­va della ri­fles­sio­ne fi­lo­so­fi­co-​spor­ti­va. A tale pro­po­si­to, Kret­ch­man pre­ve­de, o me­glio au­spi­ca, il pas­sag­gio ad una nuova fase, da lui chia­ma­ta «post-​di­sci­pli­na­re», in cui la fi­lo­so­fia dello sport riuscirà pro­gres­si­va­men­te ad ot­te­ne­re la pro­pria au­to­no­mia e a sgan­ciar­si fi­nal­men­te da ogni rap­por­to di di­pen­den­za con le altre di­sci­pli­ne. Se è in­di­scu­ti­bi­le l’im­por­tan­za della bio­mec­ca­ni­ca e della fi­sio­lo­gia, per svi­lup­pa­re nuovi me­to­di di al­le­na­men­to e mi­glio­ra­re le pre­sta­zio­ni, è al­tret­tan­to in­di­scu­ti­bi­le l’imprescindibilità della ri­fles­sio­ne cri­ti­ca sullo sport, per com­pren­de­re me­glio la sua na­tu­ra, va­lo­riz­za­re a pieno il suo po­ten­zia­le edu­ca­ti­vo, ot­ti­miz­za­re il coin­vol­gi­men­to so­cia­le e po­li­ti­co, li­mi­tan­do esiti di­strut­ti­vi e pro­ces­si de­ge­ne­ra­ti­vi. Il pa­ra­dos­so con­si­ste nel fatto che la fi­lo­so­fia dello sport non rie­sce a de­col­la­re e a tro­va­re uno spa­zio di ri­cer­ca au­to­no­mo perché le que­stio­ni poste da essa sono ri­te­nu­te, da molti, inu­ti­li, su­per­flue e ac­ces­so­rie; ma, nello stes­so tempo, que­ste que­stio­ni co­sti­tui­sco­no i punti cri­ti­ci del­l’u­ni­ver­so spor­ti­vo, i pro­ble­mi che ri­schia­no di pro­vo­car­ne il col­las­so.

5. Con­clu­sio­ne: Sport e fi­lo­so­fia, un rap­por­to pos­si­bi­le e ne­ces­sa­rio

Lo sport si pre­sen­ta sem­pre più come un’attività di fon­da­men­ta­le im­por­tan­za nel­l’e­si­sten­za umana, poiché ha ac­qui­si­to un ruolo di primo piano nella vita in­di­vi­dua­le e so­cia­le di mi­lio­ni di per­so­ne, di tutte le età, in ogni parte del mondo.

Ana­liz­zan­do le di­ver­se sfac­cet­ta­tu­re del fe­no­me­no spor­ti­vo ci si rende conto della sua complessità e del suo ca­rat­te­re a trat­ti am­bi­guo e con­trad­dit­to­rio. Se da un lato esso si pone come stru­men­to di ag­gre­ga­zio­ne e di in­con­tro tra po­po­li e cul­tu­re di­ver­se, di­mo­stran­do una gran­de capacità di fa­vo­ri­re la pace e il dia­lo­go tra gli uo­mi­ni, dal­l’al­tro sem­bra es­se­re pro­ta­go­ni­sta di un pro­ces­so di de­ge­ne­ra­zio­ne senza fine, che passa at­tra­ver­so epi­so­di di frode, di in­gan­no, di vio­len­za, di raz­zi­smo, di in­tol­le­ran­za, per fi­ni­re ai sem­pre più fre­quen­ti casi di do­ping, che rap­pre­sen­ta­no una delle de­ri­ve più dram­ma­ti­che e pe­ri­co­lo­se dello sport nel con­te­sto odier­no. Que­ste si­tua­zio­ni pos­so­no es­se­re com­pre­se come ef­fet­ti di una vi­sio­ne di­stor­ta del con­cet­to di com­pe­ti­zio­ne e di un pro­ces­so di mer­ci­fi­ca­zio­ne delle pre­sta­zio­ni ago­ni­sti­che degli atle­ti, che hanno com­por­ta­to la tra­sfor­ma­zio­ne dello sport in un mero «af­fa­re eco­no­mi­co».

Di fron­te alle que­stio­ni poste dalla pra­ti­ca spor­ti­va è evi­den­te la necessità di un ri­pen­sa­men­to dello sport, di uno sfor­zo di com­pren­sio­ne, che parta dalle di­sci­pli­ne uma­ni­sti­che (ed in par­ti­co­la­re dalla fi­lo­so­fia), volto alla ri­cer­ca del va­lo­re umano dello sport. Se nel con­te­sto ac­ca­de­mi­co an­glo­sas­so­ne e ame­ri­ca­no, la fi­lo­so­fia dello sport sem­bra es­se­re in con­ti­nuo svi­lup­po, in altre realtà ac­ca­de­mi­che l’e­vo­lu­zio­ne di que­sta di­sci­pli­na è molto lenta e fa­ti­co­sa, se non ad­di­rit­tu­ra com­ple­ta­men­te bloc­ca­to. In Ita­lia, per esem­pio, no­no­stan­te la pre­sen­za del Pro­fes­sor Ema­nue­le Isi­do­ri, che è uno dei più im­por­tan­ti fi­lo­so­fi dello sport a li­vel­lo mon­dia­le, le ri­cer­che e gli studi in que­sto am­bi­to non sono molto svi­lup­pa­ti. Come af­fer­ma lo stes­so Isi­do­ri, la ri­cer­ca fi­lo­so­fi­co-​spor­ti­va in Ita­lia è stata ral­len­ta­ta in primo luogo dalla pre­sen­za di una tra­di­zio­ne idea­li­sti­ca, che ha con­tri­bui­to a crea­re un clima di dif­fi­den­za verso i temi della corporeità e della pra­ti­ca spor­ti­va; in se­con­da istan­za dal­l’as­sen­za di un ap­proc­cio scien­ti­fi­co allo sport in am­bi­to ac­ca­de­mi­co, dato che la facoltà di Scien­ze mo­to­rie in Ita­lia è stata isti­tui­ta nel 1998, men­tre nel resto d’Eu­ro­pa già esi­ste­va­no dei cur­ri­cu­la uni­ver­si­ta­ri spe­cia­liz­za­ti nello sport.

Dato lo sta­dio di svi­lup­po della di­sci­pli­na nel pa­no­ra­ma ac­ca­de­mi­co in­ter­na­zio­na­le, pos­sia­mo af­fer­ma­re che la fi­lo­so­fia dello sport, pur es­sen­do un set­to­re di stu­dio in asce­sa, me­ri­te­reb­be mag­gio­re at­ten­zio­ne da parte della comunità fi­lo­so­fi­ca in­ter­na­zio­na­le, al fine di ac­qui­si­re la con­sa­pe­vo­lez­za e la credibilità ne­ces­sa­rie per esple­ta­re il com­pi­to alla quale è chia­ma­ta: for­ni­re allo sport gli stru­men­ti per com­pren­der­si e per com­pren­de­re il con­te­sto in cui opera.

Con que­sta breve pa­no­ra­mi­ca sul­l’e­vo­lu­zio­ne della fi­lo­so­fia dello sport, ab­bia­mo vo­lu­to mo­stra­re che un dia­lo­go tra sport e fi­lo­so­fia non è solo pos­si­bi­le ed au­spi­ca­bi­le, ma as­so­lu­ta­men­te ne­ces­sa­rio per os­ser­va­re lo sport da una pro­spet­ti­va di­ver­sa e for­ni­re un’in­ter­pre­ta­zio­ne ra­zio­na­le di un fe­no­me­no unico e tra­vol­gen­te, ma sem­pre più a ser­vi­zio della realtà eco­no­mi­ca e com­mer­cia­le. In tale si­tua­zio­ne, però, la fi­lo­so­fia dello sport deve da un lato in­se­gui­re ed ot­te­ne­re un’au­to­no­mia di­sci­pli­na­re, e dal­l’al­tro com­pie­re un la­vo­ro di de­fi­ni­zio­ne degli obiet­ti­vi e dei me­to­di di ri­cer­ca, cer­can­do di svin­co­lar­si dalle altre ma­te­rie – quali la psi­co­lo­gia dello sport, la pe­da­go­gia dello sport, la so­cio­lo­gia dello sport, etc. –, per tro­va­re un per­cor­so di ri­cer­ca in­di­pen­den­te e for­ni­re, così, un con­tri­bu­to ori­gi­na­le e es­sen­zial­men­te fi­lo­so­fi­co.

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