VINCENZO PRUNELLI 09 AGOSTO 2020
Perché tanti ragazzi hanno pochi interessi, imitano chiunque sappia farsi notare e sembrano soltanto attratti da soddisfazioni che non richiedono impegno?
I giovani sono demotivati?
Non si può dire che sia calato l’interessamento per i figli, ma noi genitori lasciamo inaridire troppe qualità che riguardano l’intelligenza, la personalità e il carattere. L’intuizione, la fantasia, l’interesse, le motivazioni, l’ingegnosità, la creatività, l’iniziativa, la determinazione, il coraggio e la capacità di fare con gli altri, per esempio, sono qualità che si danno per implicite, ma che vanno sviluppate come ogni altro carattere della persona. E trascuriamo quelle più intime e personali, che vivono e si manifestano soltanto nella libertà e nella libertà di creare e nella necessità di essere responsabili. Le soffochiamo quando chiediamo solo di imitare dei modelli ideali e non sviluppiamo ciò che è più specifico di ognuno, o quando crediamo che valga un’unica idea, la nostra, invece dello stimolo a pensare e fare insieme.
Che cosa succede se un figlio è geniale e pieno di qualità che lo rendono unico e diverso dagli altri? Soffochiamo il suo talento quando pretendiamo di farlo correre come un purosangue o con il nostro passo, senza considerare le tappe dello sviluppo, le qualità e i limiti. Oppure, quando lo attardiamo perché non lo riteniamo ancora pronto o facciamo tutto ciò che sembra essenziale per aiutarlo. Penalizziamo soprattutto l’intelligenza, perché sappiamo come far assorbire le informazioni e imparare per ripetere, ma non li alleniamo alla critica e, meno ancora, alla creazione e all’iniziativa autonoma, che ne sono i livelli più elevati. Pertanto, se vogliamo sviluppare tutte le potenzialità di un figlio, immaginiamolo libero e, intanto, responsabile, padrone delle proprie risorse e capace di migliorarle e impiegarle nel modo più adeguato e, quindi, pronto ad acquisire ogni contributo formativo.
Come far crescere l’uomo già nel bambino? L’educazione è la trasmissione delle nostre stesse prerogative e responsabilità di adulti, e non può porsi obiettivi diversi secondo l’età dei figli. Essa è, infatti, la condizione nella quale i bambini assumono le regole della vita adulta, scoprono i loro limiti e gli obiettivi da raggiungere, si sperimentano, creano modelli d’azione e categorie di pensiero e portano i contributi della loro creatività e iniziativa. Ed è il clima in cui noi accettiamo i loro tentativi, compresi certi errori, purché abbiano chiari gli obiettivi e impieghino mezzi adatti per raggiungerli.
Occorrono, però, adeguati controlli. Riconosciamo pure ai figli tutti i diritti che spettano all’età, ma abituiamoli a pagare le conseguenze delle loro azioni e dei loro comportamenti, a non eludere i compiti e le naturali rinunce e a rimediare agli errori. E facciamolo da subito, perché i figli imitano e credono lecito tutto ciò che facciamo o permettiamo.
Perché i figli dovrebbero essere d’accordo? Perché vogliono seguirci anche quando chiediamo impegno rinunce. La scoperta delle risorse di cui dispongono e il gusto di vedere fin dove ce la possono fare sono motivazioni naturali che basta non soffocare.
Vincenzo Prunelli