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Dal momento che le emozioni fungono da intermediari tra personalità e performance, possono essere anche predittori di creatività?
Albert Einstein
Osservando un quadro o ascoltando un brano musicale vi siete mai domandati cosa può aver ispirato l’autore? Oppure vi siete mai sorpresi a chiedervi come sarà nata l’idea di inventare un particolare oggetto? Da quando l’uomo ha fatto la sua comparsa sulla terra per poter sopravvivere e adattarsi all’ambiente che lo circondava ha dovuto risolvere problemi, creare nuovi oggetti e utensili, trovare soluzioni. Base fondamentale di questo processo è la creatività.
Data la grande importanza, questa caratteristica (la creatività) non poteva salvarsi dalle grinfie degli “psicologi ricercatori” che a partire dalle ricerche di Giulford del 1950 hanno condotto studi sistematici per comprendere più a fondo la creatività e come essa influenzi e sia influenzata dalla personalità, dalle relazioni sociali, dagli aspetti cognitivi ed emotivi.
Fra tutti gli studi su questi fattori uno dei più indagati è stato sicuramente il rapporto fra stato emotivo, umore e creatività: dal momento che le emozioni sono noti intermediari tra la personalità e la performance, possono essere anche predittori di creatività? E tutti gli stati emotivi favoriscono la creatività nello stesso modo? Data l’ingente quantità di lavori sul tema una meta-analisi recentemente combinato i risultati di 102 articoli scientifici che hanno indagato la relazione fra creatività ed emozioni (Baas, M., De Dreu, C. K. W., Nijstad B. A., , 2008).
Quando si parla di emozioni la prima cosa che si nota è la loro valenza edonica o tono affettivo. Infatti alcune emozioni, come gioia, entusiasmo e tranquillità, hanno un tono positivo, mentre altre, come rabbia, ansia, tristezza, hanno un tono negativo. Attraverso evidenze neuropsicologiche si è scoperto inoltre che lo stato emotivo può essere attivante (ad alto arousal) o de-attivante (a basso arousal) (Posner, J., Russell, J. A., & Peterson, B. S., 2005). Combinando le due classificazioni si avranno stati emotivi positivi a basso arousal, come calma e tranquillità, e ad alto arousal, come felicità e euforia, così come stati emotivi negativi a basso arousal, come tristezza e depressione, e ad alto arousal, come rabbia e paura. La questione però si complica ulteriormente.
I risultati della meta-analisi hanno permesso di comprendere che il legame fra creatività e stato emotivo è molto più complesso di quanto sembrasse in partenza poiché sembra essere regolato dall’interazione fra valenza edonica, attivazione emotiva e motivazione. Dall’analisi di queste complesse interazioni emerge che in generale gli stati emotivi positivi sono la fonte migliore per la creatività rispetto a quelli negativi. Tuttavia non bisogna dimenticare il ruolo che il livello di attivazione o arousal ha in questa equazione: se si introduce questa variabile, infatti, si scopre che solo gli stati positivi attivanti sono veramente in grado di favorire la creatività. Quindi solo emozioni come la felicità possono favorire la flessibilità e la velocità di processamento cognitivo, che a loro volta favoriscono alti livelli di creatività e originalità. Come abbiamo detto ulteriori mediatori sono gli stati emotivi in grado di promuovere la motivazione. E le emozioni negative? Dalla ricerca è emerso che le emozioni negative a basso arousal non sono correlate con un aumento della creatività e addirittura quelle negative ad alto arousal sono negativamente correlate con essa soprattutto perché riducono drasticamente la flessibilità cognitiva impedendo così di trovare nuove soluzioni.
Quindi ricapitolando: se siete in cerca di un’idea geniale non dovete far altro che mettervi in uno stato emotivo positivo, ma che sia anche attivante (attenzione però, non troppo attivante!) e che sostenga e stimoli la motivazione ad agire. Facile no? Forse la prima fase della genialità sta proprio nel riuscire a entrare in questa chimera emotiva. Non trovate?
BIBLIOGRAFIA:
- Albert Einstein, (1999) “Il mondo come lo vedo io”, Secaucus, The Citadel Press, New Jersey.
- Guilford, J. P. (1950). Creativity. American Psychologist, 5, 444 – 454.
- Baas, M., De Dreu, C. K. W., Nijstad B. A., (2008). A Meta-Analysis of 25 Years of Mood–Creativity Research: Hedonic Tone, Activation, or Regulatory Focus?. Psychological Bulletin, Vol. 134, No. 6, 779 – 806
- Posner, J., Russell, J. A., & Peterson, B. S., (2005). The circumplex model of affect: An integrative approach to affective neuroscience, cognitive development, and psychopathology. Development and Psychopathology,17, 715–73