Come le motivazioni e l’impegno sviluppano la personalità e migliorano l’intelligenza
L’intelligenza è qualcosa di immutabile, una caratteristica con la quale veniamo (o non veniamo) al mondo o piuttosto una qualità che è possibile accrescere grazie al nostro impegno e a delle precise strategie? Carol Dweck, dopo numerose ricerche sul campo, ha sviluppato una teoria interessante in merito.
La professoressa Dweck, che a dicembre ha ricevuto lo Yidan Prize for Education Research, il più cospicuo premio al mondo per la ricerca educativa e per lo sviluppo dell’educazione, è una ferma sostenitrice del fatto che la nostra intelligenza sia qualcosa che possiamo migliorare nel tempo grazie ad una mentalità in crescita. In tutti questi anni, con le sue ricerche innovative, si è posta l’obiettivo di sfidare il tradizionale sistema di credenze sull’intelligenza che ritengono questa una dote fissa e innata.
Le sue teorie sono diventate molto influenti nel campo dell’istruzione e possono essere di aiuto a tutti, in particolare a bambini e studenti. Ma cerchiamo di capire meglio in cosa consiste la “forma mentis dinamica” concetto contrapposto a quello di intelligenza statica di cui molti di noi ancora si “nutrono”.
LA FORMA MENTIS DINAMICA
La Dweck tramite le sue ricerche ha dimostrato che esistono due mentalità opposte che possono plasmare la personalità individuale. Ancora è abbastanza diffusa la credenza che il successo delle persone sia basato su abilità innate, ovvero sulla cosiddetta forma mentis statica. Ma c’è chi, come appunto la professoressa Dweck, è convinto che il successo si basi invece sull’apprendimento costante, sul duro lavoro e su altre strategie da attuare affinché la nostra intelligenza possa crescere.
Gli individui con una mentalità statica temono l’insuccesso perché lo vivono come un qualcosa di negativo rispetto alle loro abilità di base. Gli individui con mentalità in crescita, invece, non si preoccupano o temono il fallimento perché si rendono conto che le loro prestazioni possono essere migliorate e proprio le sconfitte sono uno dei passi necessari alla crescita personale.
Queste due forme mentis svolgono un ruolo importante in tutti gli aspetti della vita di una persona. Dweck sostiene che la mentalità dinamica permette di vivere una vita meno stressante e di maggior successo.
In sintesi bisognerebbe far capire in particolare agli studenti (per iniziare fin da subito con il giusto approccio) che i loro talenti e le loro capacità possono essere sviluppati attraverso l’apprendimento e l’impegno. Loro, e tutti noi, possiamo diventare più intelligenti di quanto non siamo oggi a patto di lavorarci su, imparare ad approcciarci al meglio ai nostri obiettivi e sviluppare così al massimo il nostro potenziale.
Se vi interessa l’argomento ascoltate l’intervento della dottoressa Dweck contenuto in questo video:
COME SVILUPPARE LA MENTALITA’ IN CRESCITA
L’errore che spesso si fa, secondo la professoressa, è quello di spingere involontariamente bambini e ragazzi a sviluppare un’intelligenza statica. Come? Ripetendogli fin da piccoli frasi che li influenzano tipo: “hai fatto un buon lavoro, sei molto intelligente” che andrebbe invece sostituito con “hai fatto un buon lavoro, hai lavorato molto duramente!”. È possibile e consigliabile incoraggiare gli studenti a persistere nonostante il fallimento facendogli capire che anche le sconfitte aiutano a crescere.
Come consiglia la professoressa Dweck nel suo libro:
“Se i genitori vogliono fare un regalo ai propri figli la cosa migliore che possono fare è insegnargli ad amare le sfide, ad essere incuriositi dagli errori, a godere dello sforzo e continuare ad imparare. In questo modo non saranno schiavi delle lodi, avranno un modo permanente per costruire e riparare la propria fiducia”
L’esperta avverte anche del pericolo di elogiare l’intelligenza di bambini e ragazzi perché li incoraggia ad essere imprigionati in una forma mentis statica e questa non gli permetterà di accettare le sfide e sbagliare in quanto non vorranno tradire le aspettative o sentirsi stupidi: “Lodare l’intelligenza dei bambini nuoce alla motivazione e nuoce alle prestazioni”.
Insomma quello che tutti i genitori dovrebbero fare è apprezzare e incoraggiare non tanto il talento quanto lo sforzo, insegnare ai bambini ad accettare le sfide come opportunità di apprendimento piuttosto che come minacce e sottolineare come le proprie capacità individuali possono essere trasformate in meglio.