Reality si o no?

by Life&Mind

I reality show sono uno dei fenomeni culturali più pervasivi e controversi della televisione moderna. Con l’obiettivo dichiarato di osservare e raccontare la “realtà” umana, queste trasmissioni finiscono per creare un mondo manipolato e spettacolarizzato, dove le emozioni, le relazioni e persino le persone vengono trasformate in narrazione. Questo articolo non è una critica diretta, ma una riflessione generale su come i reality show influenzano non solo i partecipanti, ma anche il pubblico. La promessa di autenticità che accompagna questo genere televisivo è spesso un’illusione, e gli effetti psicologici che derivano da questa costruzione possono essere significativi.

Uno degli elementi più affascinanti e ambigui dei reality show è la loro capacità di far credere al pubblico di essere testimone diretto della realtà. La presenza di telecamere attive 24 ore su 24 sembra garantire trasparenza, ma si tratta di un’illusione. Anche nelle dirette continue, la regia ha un controllo cruciale su ciò che viene mostrato. Gli studi di Andrejevic (2018) hanno evidenziato come i programmi televisivi di questo tipo sfruttino la percezione di autenticità per coinvolgere gli spettatori, filtrando però i contenuti per enfatizzare tensioni, emozioni e dramma.

La regia decide cosa far vedere e cosa nascondere. Anche nella trasmissione h24, non tutte le conversazioni, i gesti o i momenti vengono resi accessibili. Questa selezione crea una narrazione implicita, dove alcuni eventi vengono enfatizzati e altri relegati all’ombra. Il controllo narrativo diventa ancora più evidente nelle puntate riassuntive o serali, in cui il montaggio trasforma le persone in personaggi, costruendo archetipi come il buono, il cattivo, la vittima o il ribelle. Come sottolinea Krämer et al. (2021), il montaggio non è solo uno strumento tecnico, ma una forma di manipolazione creativa che modella il modo in cui i partecipanti vengono percepiti, sia dal pubblico che da loro stessi.

I reality show non sono solo uno spettacolo narrativo: sono un esperimento psicologico. L’isolamento fisico, l’assenza di stimoli esterni e la costante osservazione creano una combinazione unica di stress. Gli studi di Altman (2020) e Stokols (2022) hanno dimostrato che vivere in spazi limitati con persone estranee, senza possibilità di fuga, può portare a un aumento dell’irritabilità, dell’ansia e dell’aggressività. La privazione sensoriale – l’assenza di notizie, tecnologia o contatti esterni – esaspera ulteriormente queste dinamiche, rendendo i partecipanti ipersensibili alle interazioni all’interno del gruppo.

In un ambiente del genere, la consapevolezza di essere costantemente osservati amplifica la pressione psicologica. Questo fenomeno, definito iperautoconsapevolezza, porta i partecipanti a concentrarsi ossessivamente sull’immagine che stanno proiettando. Come descritto da Krämer et al. (2021), questa condizione può causare una “dissonanza identitaria,” dove il partecipante non riesce più a distinguere il proprio sé autentico dalla versione performativa di sé stesso che sente di dover esibire per il pubblico. Questa tensione può sfociare in ansia sociale, insicurezza e instabilità emotiva.

La pressione emotiva non si limita all’individualità. I reality show sfruttano le dinamiche di gruppo per generare ulteriore spettacolo. Attraverso sfide, giochi e attività forzate, i partecipanti vengono messi in competizione o spinti a rivelare lati vulnerabili della loro personalità. Come spiegano Van Vugt et al. (2020), in contesti isolati e competitivi, emergono rapidamente gerarchie e ruoli sociali, con alcune persone che assumono il ruolo di leader e altre che finiscono per sentirsi marginalizzate. Queste dinamiche possono portare a conflitti intensi, che spesso diventano il fulcro della narrazione televisiva.

Tuttavia, questi conflitti non sono sempre spontanei. La produzione interviene attivamente per alimentare tensioni, attraverso l’assegnazione di risorse limitate (cibo, spazi, premi) o l’introduzione di sfide che richiedono alleanze e tradimenti. Questo tipo di manipolazione non solo crea spettacolo, ma mette i partecipanti sotto una pressione psicologica estrema, che può portare a reazioni emotive esagerate, oscillazioni dell’umore o persino episodi dissociativi.

Una delle conseguenze più trascurate dei reality show è il loro impatto a lungo termine sui partecipanti. Usciti dal programma, molti si trovano a fare i conti con l’immagine pubblica che è stata costruita per loro. Come osserva Andrejevic (2018), i partecipanti diventano personaggi, spesso ridotti a stereotipi narrativi che non rispecchiano la complessità delle loro personalità. Questo fenomeno può portare a una forma di alienazione o dissonanza identitaria, in cui i partecipanti faticano a riconoscersi nella versione di sé stessi che è stata mostrata al pubblico.

Le conseguenze possono essere gravi. Studi longitudinali come quelli di Krämer et al. (2021) hanno documentato come molti ex partecipanti sviluppino sintomi di ansia sociale, depressione o disturbo da stress post-traumatico (PTSD). Il confronto con la propria immagine televisiva, spesso caricaturale, può generare un senso di perdita di controllo sulla propria identità e difficoltà a reintegrarsi nella vita quotidiana.

Ma i reality show non manipolano solo i partecipanti: manipolano anche il pubblico. Gli spettatori, seduti comodamente sul divano, si illudono di essere osservatori neutrali e imparziali. In realtà, come evidenziano Rose et al. (2022) e Papacharissi (2021), il pubblico è parte integrante del sistema. Le dinamiche di buoni contro cattivi, amici contro nemici, sono progettate per polarizzare e coinvolgere emotivamente chi guarda. Ogni lacrima, ogni litigio, ogni confessione è confezionata per suscitare una risposta prevedibile: simpatia, indignazione, schieramento.

Questo tipo di narrazione non è innocuo. Influenza il modo in cui lo spettatore percepisce le relazioni umane, riducendole a schemi semplicistici e conflittuali. La partecipazione attiva del pubblico – attraverso voti, commenti, like – lo rende parte di un meccanismo che non solo intrattiene, ma plasma il suo modo di pensare e reagire.

I reality show rappresentano una macchina complessa, dove autenticità e artificio si intrecciano per creare uno spettacolo che intrattiene e, allo stesso tempo, manipola. Le conseguenze di questa manipolazione non si limitano ai partecipanti, che subiscono un’enorme pressione psicologica e affrontano difficoltà identitarie, ma si estendono anche agli spettatori, che finiscono per assorbire una visione distorta delle relazioni umane.

La televisione di massa è potente e affascinante, ma il prezzo di questo potere non è sempre evidente. Essere consapevoli delle dinamiche sottostanti è il primo passo per guardare – o partecipare – a questo genere di intrattenimento con maggiore lucidità e responsabilità.

Guardare può essere un piacere, ma essere consapevoli è una necessità.

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