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Soldi, Soldi, Soldi

Il Grande Abbaglio della Motivazione Estrinseca

Ah, i soldi. Il grande mito motivazionale. Se c’è una cosa che sembra mettere d’accordo manager, dirigenti, coach improvvisati e chiunque creda di avere “il potere” di guidare gli altri è questa: basta pagare, e le persone saranno motivate. Certo, perché non c’è niente di più galvanizzante di un bel bonus o di un premio in denaro per farti amare un compito, vero? Sbagliato. E non solo un po’, ma tragicamente sbagliato.

Non ci credete? La scienza lo ha già dimostrato. Non è questione di opinioni, ma di fatti, esperimenti, e tanta psicologia. Quindi, accomodatevi e scopriamo insieme perché chi si illude di poter comprare la motivazione altrui non ha capito assolutamente nulla su come funzionano le persone.

L’Esperimento della Motivazione: Tre Gruppi, Tre Verità

Torniamo indietro di qualche decennio, quando i ricercatori – armati di curiosità e un sano scetticismo – decisero di testare come diversi tipi di motivazione influenzassero le prestazioni. Hanno preso un gruppo di persone e le hanno divise in tre sottogruppi. Il compito? Una semplice attività, qualcosa di potenzialmente divertente come risolvere puzzle, disegnare, o costruire qualcosa.

Gruppo 1: Quelli che lo fanno per il piacere.
A questo gruppo fu semplicemente detto: “Ecco il compito. Fatelo se vi va. È divertente, vi piacerà.” Nessuna promessa di ricompensa, nessun incentivo. Solo il puro e semplice piacere dell’attività.

Gruppo 2: Quelli che lo fanno per i soldi.
Qui invece le cose cambiano. Prima di cominciare, a questi partecipanti fu detto: “Completa questo compito e riceverai una ricompensa in denaro.” Gli occhi iniziarono a brillare? Forse. La motivazione era chiara: non importa se il compito fosse divertente o meno, si trattava di portarlo a termine per il premio.

Gruppo 3: Quelli ricompensati a sorpresa.
E poi c’era questo gruppo. Nessuna promessa di ricompensa in anticipo. Semplicemente facevano il compito, come quelli del primo gruppo. Ma alla fine, sorpresa! Ricevettero una ricompensa per il loro impegno.

Il Risultato: Una Lezione per Chi Non Vuole Ascoltare

I risultati furono illuminanti e, per molti che adorano puntare tutto sul denaro, devastanti.

  1. I primi (motivazione intrinseca) lavoravano con entusiasmo. Si immergevano nel compito, trovandolo divertente, e persistevano anche quando nessuno li obbligava. Il piacere era la loro forza motrice. Il compito non era un mezzo per un fine: era il fine stesso. E questo si traduceva in qualità e passione.
  2. I secondi (motivazione estrinseca) iniziarono a lavorare con zelo – oh sì, quando i soldi entrano in gioco, l’attenzione sale. Ma una volta ricevuta la ricompensa? Addio impegno. Il piacere? Zero. Quando finisce il premio, finisce anche la voglia di lavorare. Il compito era percepito solo come un mezzo per ottenere qualcosa, e non come qualcosa di intrinsecamente gratificante.
  3. I terzi (ricompensa a sorpresa) si comportarono in modo simile ai primi, fino a quando non arrivò la sorpresa. E qui la faccenda si complicò: una parte continuò a vedere il compito come divertente, ma altri iniziarono a reinterpretarlo retroattivamente. “Oh, mi hanno pagato? Forse non era poi così piacevole… lo facevo per i soldi e nemmeno lo sapevo!” La ricompensa inaspettata aveva creato un mix di reazioni, mostrando quanto siano delicati i meccanismi della motivazione.

Il Problema dei Soldi: L’Effetto di Sovragiustificazione

La scienza ha un termine elegante per descrivere ciò che accade quando le ricompense esterne sostituiscono la gioia di fare qualcosa per il gusto di farlo: effetto di sovragiustificazione. Succede quando iniziamo a vedere un’attività – che magari ci piaceva – come un semplice mezzo per ottenere una ricompensa. E quando la ricompensa sparisce, sparisce anche la nostra motivazione. Perché continuare a fare qualcosa che non percepiamo più come significativo?

Lezione per i Coach, Manager e Altri Esperti del giorno.

E ora arriviamo al punto. Smettetela di credere che i soldi siano la panacea per ogni problema motivazionale. Non lo sono. Certo, possono funzionare nel breve termine – ma è un trucco, non una soluzione. La vera motivazione non si compra. Si coltiva.

  • Non è la promessa del premio che fa correre un atleta durante un allenamento difficile. È il sogno di migliorarsi.
  • Non è un bonus che spinge un lavoratore a dare il meglio di sé in un progetto creativo. È la passione per ciò che fa.

Quindi, la prossima volta che vi trovate di fronte a qualcuno da motivare, fatevi una domanda: sto incentivando il piacere di fare, o sto solo comprando un po’ di attenzione temporanea?

La Verità Che Nessuno Vuole Sentire

I soldi non sono il problema. Sono utili, certo. Nessuno vuole lavorare gratis, e le ricompense economiche hanno il loro ruolo. Ma quando diventano l’unico pilastro della motivazione, è qui che iniziano i guai. È ora di smettere di trattare le persone come macchine che lavorano solo per carburante economico. Siamo creature più complesse, spinte da passioni, significati e, sì, anche dal piacere.

Per chi ancora non capisce, forse è il caso di offrire una piccola ricompensa: una copia in regalo di un libro di psicologia. Ma attenzione, non diteglielo prima.

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