Missy: Perchè il dottore è sopravvissuto?
Clara: Perché è intelligente!
Missy: Anche gli intelligenti muoiono. Io adoro uccidere gli intelligenti vedessi che facce che fanno!
Clara: Ecco perché. Lui vince sempre perché dà per scontato che vincerà. Dà per scontato che troverà una soluzione per sopravvivere.
(Doctor Who – stagione 8 puntata 2)
Esistono due tipi di persone. Quelli che credono di poter influenzare il mondo esterno e quelli che credono nella Τυκη, la Fortuna latina (quello che noi chiamiamo Fato). In termini più appropriati, in psicologia, si parla di Locus of Control.
Che cos’è il Locus of Control?
Per Locus of Control (LOC) si intende la percezione che ognuno di noi ha in merito alla possibilità di poter controllare la propria vita e di condizionare la realtà circostante. Questa variabile psicologica è molto importante perché determina l’atteggiamento, la motivazione e la forza vitale che spinge ogni individuo ad agire.
Secondo lo psicologo americano Julian Rotter esistono due tipologie di Locus of Control:
- Interno (la fonte del controllo è interna: io controllo la mia vita)
- Esterno (la fonte del controllo è esterna: il destino controlla la mia vita).
Chi possiede un locus of control esterno sente di non avere il pieno controllo della propria vita. Ogni cosa che gli accade, ogni successo o fallimento, non dipende interamente da lui, ma è determinato da fattori esterni quali la fortuna e la sfortuna, l’intervento di altri o il destino stesso. Questo, se da un lato porta a vivere più serenamente le sconfitte (in quanto non sconfitte personali ma causate da fattori incontrollabili), dall’altro conduce a una motivazione molto debole.
Chi possiede un locus of control interno, invece, sente di poter avere un’influenza tangibile sugli avvenimenti esterni. Questo lo porta ad avere una motivazione forte e un approccio proattivo alle situazioni. È più sicuro di se stesso e delle proprie possibilità, è orgoglioso di ogni successo raggiunto e affronta le sfide in modo positivo. Allo stesso tempo, tuttavia, trovare la causa in se stessi per ogni fallimento può portare a una concreta minaccia alla propria autostima.
Il Locus of Control Interno.
Un perfetto esempio di Locus Interno positivo è Mark Watney, il protagonista, impersonato da Matt Damon, del film The Martian. Naturalmente Mark non trova in se stesso la causa per cui è rimasto bloccato su Marte ma reagisce alla situazione in maniera proattiva e positiva. Il suo pensiero è semplice: “Okay, sono bloccato su Marte. Sono bloccato da solo su Marte. Nessuno sa che sono vivo. Nessuno mi sta cercando. Nessuno tornerà a salvarmi. Okay, va bene. Questo è un dato di fatto”. È umano, si dispera per un giorno, se ne sta rannicchiato sul suo giaciglio, ferito e senza speranza. Ma poi reagisce. E invece di continuare a riflettere sul fatto che è lì, da solo, e che quasi sicuramente morirà, si concentra su quel quasi e si domanda: “Cosa posso fare io per non morire quassù?”. Inizia così, ponendosi un problema alla volta e risolvendolo. Affrontando i giorni belli, quelli brutti e quelli davvero pessimi in modo strategico, non lasciandosi distrarre dalla foresta ma concentrandosi su ogni singolo albero, sempre tenendo presente l’obiettivo. “Okay, tra quattro anni arriverà una nuova missione a tremila chilometri da qui. Quindi devo farmi trovare laggiù quando sarà il momento. Bene, scomponiamo il problema:
- Devo arrivare nel Cratere Schiapparelli
- DOMANDA: Quanta strada può fare il mio Rover con una carica?
- RISPOSTA: Troppo poco.
- SOLUZIONE: Devo modificare il mio Rover per poter percorrere un tragitto così lungo.
- Devo sopravvivere quattro anni.
- DOMANDA: Quanto mi può durare il cibo che ho a mia disposizione?
- RISPOSTA: Troppo poco.
- SOLUZIONE: Devo trovare un modo per produrre nuovo cibo.”
Scompone i problemi in problemi più piccoli e li risolve un poco alla volta. Ma, soprattutto, sa riconoscere quando un fallimento è stato causato da se stesso o quando invece non poteva farci nulla e, nel secondo caso, torna al discorso iniziale: “Okay, è andata così. Cosa posso fare per migliorare la situazione?”. Allo stesso tempo, sa riconoscere quando i suoi successi sono dovuti alla fortuna (“ho avuto fortuna, non sono morto perché l’antenna che mi si è conficcata nel bacino, unita al mio sangue, ha tappato il buco nella tuta, impedendo una contaminazione e salvandomi la vita”) e quando invece, come nel caso della coltivazione delle patate, è tutto merito suo.
Anche Hermione Granger, la migliore amica strega di Harry Potter, è un esempio di LOC interno positivo. Hermione cerca sempre di trovare una soluzione ad ogni problema. Ha un’estrema fiducia nelle proprie capacità ma anche un’estrema consapevolezza dei suoi punti di forza e dei suoi limiti. Quando parla con Harry e gli dice che “Io? Io sono solo tanti libri e un po’ di astuzia” lo dice per sminuirsi ma al tempo stesso è il chiaro esempio di come le persone possano affrontare ogni situazione con le proprie forze e il proprio impegno. È vero, ci sono persone che hanno talenti naturali, a cui viene semplicissimo studiare, o fare sport, ma attraverso la costanza, l’impegno e la determinazione, si può comunque raggiungere i propri obiettivi. Hermione affronta ogni situazione con razionalità, non si lascia sopraffare ma, invece, cerca di utilizzare tutte le proprie conoscenze ed esperienze per risolvere i problemi.
Al contrario Ron Weasley, per restare a Hogwarts, ha un LOC tendenzialmente esterno. Si arrabbia col mondo per la sua situazione, la povertà della sua famiglia, la sua “trasparenza” in quanto uno dei figli minori e migliore amico di uno dei maghi più famosi di tutto il mondo. È facile incolpare gli altri per quello che ci accade. Ron incolpa se stesso per essere così mediocre, ma al tempo stesso non vede in se stesso la causa del problema ma, anzi, incolpa gli eventi. L’evoluzione di Ron, e il suo maturare, si riflettono anche nell’accettare le proprie responsabilità e nel decidere che non deve rimanere inerte ma che deve fare qualcosa e questo lo rende forse uno dei personaggi più umani e maturati all’interno del libro.
Il Locus of Control Interno è davvero quello più giusto?
Fin qui è abbastanza chiaro: prendersela col fato, non fare nulla per cambiare la propria situazione perché non dipende da noi se siamo in questo stato, è inutile e dannoso. C’è la crisi, la mia generazione lo sa benissimo. Ma siamo davvero sicuri che non ci sia nulla che possiamo fare per aumentare le nostre possibilità di trovare lavoro? Siamo i candidati migliori? Sappiamo l’inglese perfettamente? Non c’è nessuna abilità o conoscenza che possiamo acquisire nel frattempo per migliorare la nostra professionalità?
Un LOC interno estremo è negativo quando lo abbini al senso di colpa per ogni cosa o sei sempre convinto di poter raggiungere ogni obiettivo, anche quando il raggiungimento di quell’obiettivo è indipendente totalmente o in parte da noi. Se questo accade puoi minare la tua autostima .
Tutto dipende da che tipo di persona vuoi essere: se una che si arrende o una che ci prova sempre fino in fondo. Questa è l’unica cosa importante. Non se alla fine avremo avuto o meno successo ma l’avere la certezza, in ogni situazione, che le abbiamo provate tutte, che non c’era null’altro che potessimo fare per cambiare le cose.
Sfida le possibilità, sempre, in ogni situazione. Anche quando sei bloccato da solo su Marte, anche quando ti sembra che sia tutto contro di te e non vedi una via d’uscita. Perché alle volte, la luce, non è quella fuori dal tunnel, ma è quell’accendino, che avevamo in tasca e non ricordavamo nemmeno di avere, che ci permette di fare anche solo un passo alla volta, ma un passo in più verso l’uscita.