Sopravvivere agli altri

Senza doverli eliminare fisicamente!

di: Life&Mind

Stare al mondo significa, in buona parte, imparare a stare con gli altri. Che ci piaccia o no, è inevitabile.Me n3e sono fatto una ragione anche io (sic)! Siamo animali sociali, come si dice, ma questo non vuol dire che la socialità sia sempre facile o leggera o obbligatoria. A volte, anzi, è proprio il contrario. Le persone che ci circondano, anche quelle a cui vogliamo bene, possono diventare una fonte di fatica. Non per cattiveria, non per malizia, ma perché ognuno di noi porta con sé aspettative, modi di fare, umori che inevitabilmente si incrociano, si scontrano, si confondono con quelli degli altri.

Ci sono momenti in cui senti il bisogno di silenzio, di distanza, di uno spazio tuo. Ma quel bisogno raramente viene rispettato automaticamente. Il mondo non si ferma perché tu sei stanco. Le persone continuano a scrivere, parlare, chiedere, chiamare. Ti vogliono presente, disponibile, aperto. E tu, magari per abitudine o per senso di responsabilità, rispondi. Dici sì. Ascolti. Ti sforzi di essere accogliente. Poi, quando tutto si spegne, ti accorgi di essere svuotato.

La convivenza con gli altri richiede un’energia che spesso diamo per scontata. La diamo perché ci sembra giusto, perché temiamo di sembrare egoisti, perché non vogliamo deludere. Ma in questo scambio continuo, a volte dimentichiamo di mettere dei limiti. Non barriere, non muri: limiti. Confini che proteggono, che tengono insieme chi siamo. E anche solo il fatto di riconoscerlo può essere liberatorio: dire a se stessi che non è obbligatorio essere sempre disponibili. Che non si è meno gentili per il solo fatto di volersi un po’ più lontani, ogni tanto.

Ci insegnano che le relazioni vanno coltivate, e questo è vero. Ma non tutte nello stesso modo. Alcune relazioni si coltivano con la vicinanza, altre con il rispetto della distanza. Alcune con la pazienza, altre con la scelta consapevole di non restare. Non è sempre facile capire la differenza, ma si impara, o almeno… Di solito, si impara a forza di sentirsi stanchi, o svuotati, o arrabbiati senza capire bene perché. Fino a quando, un giorno, ti rendi conto che stai trattenendo troppo. E che nessuno ti sta chiedendo davvero di farlo.

Sopravvivere agli altri, allora, non è chiudersi o diventare duri. È imparare a restare presenti senza annullarsi. È sapere che puoi ascoltare qualcuno senza dover rispondere a tutto, che puoi esserci in una relazione senza dover sempre comprendere ogni cosa. È anche imparare a non portare tutto sulle spalle. Non sei responsabile dell’umore degli altri. Non sei tenuto a sistemare ciò che gli altri non vogliono nemmeno riconoscere.

A volte può servire dire di no. Non per punire, ma per proteggere. A volte può servire allontanarsi. Non per disprezzo, ma per rispetto. A volte può servire tacere. Non per chiudersi, ma per respirare.

C’è anche una forma di leggerezza che aiuta. Non l’ironia di facciata, ma quella capacità di prendere le cose per quello che sono, senza caricarle ogni volta di significati infiniti. Non tutto deve essere risolto. Non tutto deve essere profondo. A volte un sorriso è abbastanza. A volte basta esserci a metà.

Alla fine, ognuno fa del proprio meglio. Anche quando sbaglia, anche quando si ripete, anche quando sembra non capire. E lo stesso vale per te. Non devi essere perfetto nel gestire le relazioni. Non devi avere sempre la risposta giusta, la reazione ideale, il tono equilibrato. Ci saranno momenti in cui sbaglierai, in cui ti arrabbierai troppo, in cui sparirai per stanchezza. Va bene. Fa parte della relazione con gli altri anche imparare a perdonarsi.

La convivenza con gli altri è, forse, una delle forme più concrete di sopravvivenza mentale. Non perché gli altri siano il nemico, ma perché saper restare umani dentro una rete di relazioni imperfette è uno dei compiti più difficili e più quotidiani che abbiamo.

E se ogni tanto hai bisogno di silenzio, di spazio, di vuoto, conceditelo. Non come fuga, ma come cura. Anche questo è un modo per restare presente: tornare a te stesso, ogni volta che ne hai bisogno.

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