Il Dubbio che non c’e’! Contenuto o Relazione?

Oggi tutti parlano di organizzazione. È diventata una parola feticcio, il mantra di chi vuole sembrare efficiente, consapevole, illuminato. Aziende, squadre sportive, gruppi di lavoro, startup con nomi da bibita energetica, team building in baita con yoga alle sei del mattino e storytelling motivazionale davanti al fuoco. Tutti a pontificare sul valore della struttura, del ruolo, della missione condivisa. Salvo poi, il lunedì seguente, tornare in ufficio o in campo con la solita disorganizzazione cosmica e lo sguardo perso del “chi doveva occuparsi di questa cosa?”.

Eppure la parola organizzazione ha origini semplici e nobili. Viene dal greco organon, cioè “strumento”. Sì, proprio una cosa pratica, concreta, fatta per funzionare. Aristotele – che non aveva KPI da raggiungere ma ci vedeva lungo – usava organon per indicare gli strumenti del pensiero, quelli che servono per ragionare bene. Quindi già allora il senso era chiaro: organizzare significa dotarsi di mezzi per raggiungere un fine. Non per fare slide.

Il corpo umano è il modello più evidente di tutto questo. Un sistema perfetto – quando funziona – dove ogni organo ha una funzione, nessuno invade il campo dell’altro, tutto è interconnesso e tutto coopera. Il cuore non prova a prendere il posto del cervello, il fegato non si mette a fare il poeta. E nessuno ha bisogno di una riunione per capire il proprio ruolo. Tutto avviene, semplicemente, perché ogni parte è al suo posto, fa ciò che deve, nel momento in cui serve.

Poi, però, arrivano le organizzazioni umane. E lì salta tutto. Tutti vogliono “collaborare”, ma nessuno sa bene come. Tutti parlano di “ruoli”, ma nessuno li rispetta. Si fa un gran parlare di “team”, ma ognuno pensa al proprio tornaconto. E a ogni inciampo, a ogni malinteso, spunta la soluzione miracolosa: PowerPoint. Una bella presentazione, due frecce verso l’alto, qualche parola magica tipo synergy, una citazione di Mandela e si riparte, con l’illusione che l’ordine sia stato ripristinato. Non importa se la confusione regna sovrana: basta che sia ben impaginata.

In teoria, un’azienda e una squadra sportiva sono la stessa cosa: persone che cooperano verso un obiettivo. Ma nella pratica sono spesso un groviglio di ego, competenze vaghe e leadership a corrente alternata. Eppure continuiamo a usare il corpo umano come metafora della performance. Peccato che, in certi casi, al posto del cervello ci sia una task force, e al posto del cuore una chat di gruppo con 72 notifiche.

Organizzazione, dicevamo, significa mettere insieme strumenti per un fine. Ma dev’essere vero. Deve funzionare davvero. Altrimenti resta solo un’altra parola trendy da lanciare nei meeting, infilata tra un post motivazionale su LinkedIn e una pausa caffè che dura quanto un TED Talk.

Organizzazione

Chi lavora con atleti, team o professionisti sopattutto ad alta intensità prestazionale sa, anzi dovrebbe sapere, che ogni organizzazione, come ogni organismo, funziona solo se integra armonicamente struttura e regolazione. In altri termini: contenuto e relazione.

Come medico, so bene che non è sufficiente avere un sistema perfettamente strutturato (il corpo anatomico), se poi il sistema di regolazione è assente o disfunzionale (apparati e organi). Questo vale anche nei contesti organizzativi e sportivi: senza una relazione efficace, il contenuto perde efficacia.

In precedenti riflessioni ho mostrato come contenuto e relazione non siano alternative ma funzioni co-dipendenti della qualità. Ora spostiamo il focus sul costo della mancata integrazione: tempo perso, salute compromessa, risultati parziali.

Il falso dilemma: due poli che non possono essere divisi

Si continua a gestire i team come se ci fosse da scegliere tra efficienza operativa e qualità relazionale. Una dialettica che, se applicata al corpo umano, equivarrebbe a decidere se dare priorità a una funzione piuttosto che ad un’altra. È un approccio destinato al collasso.

L’errore più comune è oscillare tra due modelli organizzativi estremi:

  • Il modello direttivo rigido
  • Il modello relazionale primario

In entrambi i casi, si attiva una risposta inefficiente, sintomatica: decisioni ritardate, esecuzione discontinua, turnover elevato, logoramento emotivo. Il prodotto finale è qualitativamente debole, e instabile .

Anatomia della qualità: architettura + regolazione

Ogni contesto ad alta prestazione necessita di:

  • Contenuti chiari, condivisi, formalizzati: obiettivi, ruoli, standard.
  • Relazioni funzionali e consapevoli: linguaggi operativi condivisi, gestione delle divergenze, comunicazione regolativa.

Nel mio lavoro “clinico” e nella formazione ai team tecnici ho più volte ribadito:

“Il contenuto è il fine. La relazione è lo strumento.”
Primum Non Nocere, 2024

L’individuo come metafora del team.

….o viceversa?

Esattamente come nei team, anche nella prestazione individuale contenuto e relazione sono inscindibili. Solo che nel singolo individuo, la “relazione” è il dialogo interno, la capacità di regolare le proprie dinamiche cognitive, emotive e decisionali.

“Il dialogo interno funziona automaticamente. Molti scelgono di tacitarlo o non ascoltarlo, vivendo in modo passivo e accettando una visione rigida del destino.”
Oltre ogni vittoria, 2024

“La nostra mente costituisce l’opportunità e il limite del nostro agire.”
Performance, 2024

L’inefficienza è sempre un problema di sistema

Contenuto e relazione :
ignorare uno dei due porta alla sindrome organizzativa più diffusa e meno trattata: l’inefficienza cronica.

Il Costo dell’Incoerenza: Perdita Economica, Dispendio Mentale, Rischio Fisiologico

Abbiamo visto come la mancata integrazione tra contenuto e relazione comprometta direttamente la qualità della prestazione. Qui ci concentriamo sugli effetti misurabili: sprechi di tempo, perdita di efficienza economica, ricadute sulla salute individuale e collettiva.

Disorganizzazione come patologia sistemica

Una squadra o un’organizzazione che non integra correttamente contenuto e relazione funziona come un organismo in stato di disregolazione cronica: si affatica, si infiamma, e alla lunga si consuma.

“La gestione e l’organizzazione dell’ambiente in cui vive l’atleta hanno un impatto cruciale sugli aspetti mentali.”
Primum Non Nocere, 2024

Quanto costa ignorare questo equilibrio?

Il settore economico non è certo il mio settore e anzi :

“La mente curiosa abbraccia la scienza; i dotati e sensibili, le arti; i pratici, gli affari; ciò che resta diventa economista.”

N.N. Taleb

però mi sono accorto che quando trasformo i concetti sopra in soldi, di solito ottengo maggiore attenzione, molta maggiore attenzione

➤ Perdita per azienda (stima annuale)

  • ≈ 58 milioni di euro/anno
    Stima media della perdita annuale per una grande azienda (oltre 100.000 dipendenti) causata da inefficienze comunicative interne (email non chiare, mancanza di feedback, briefing disallineati).
    Fonte: SHRM, 2022
  • ≈ 390.000 euro/anno
    Perdita annuale stimata per una piccola-media impresa (circa 100 dipendenti) per lo stesso tipo di inefficienze comunicative.
    Fonte: SHRM, 2022
  • ≈ 14,4 milioni di euro/anno
    Valore medio delle perdite registrate in aziende di media e grande dimensione a causa di team disfunzionali: include costi da sotto-performance, turnover, assenteismo, e ridotto engagement.
    Fonte: CollabGenius, 2023
➤ Perdita per dipendente
  • 11.600 €/anno per inefficienze comunicative
  • 27.000–29.000 €/anno per riunioni improduttive
    Fonte: Grammarly, WorkLife.News
➤ Tempo perso
  • 7,5 ore/settimana per rilavorazioni e incomprensioni
  • 31 ore/mese in riunioni poco efficaci
    Fonte: BusinessWire, DiscoveryABA

Capiti approssimativamente i costi veniamo a quello che interessa maggiormente a me.

Conseguenze fisiologiche e psicologiche

Uno stile organizzativo sbilanciato non è solo inefficiente: è nocivo per la salute dei membri del sistema.

  • 51% dei lavoratori segnala aumento dello stress per cattiva comunicazione
  • 43% riporta burnout, affaticamento, irritabilità
  • Aumentato rischio di disturbi cardiovascolari e neurovegetativi
    Fonte: Pumble, APA, VerywellMind, Kivimäki et al.

Come clinico, riconosco questi effetti come sintomi di un’organizzazione patologica, malgestita. La biologia ci insegna che l’iperattivazione costante senza recupero porta a disfunzione.

Individuo e sistema: stessa logica, stesso rischio

Anche nel singolo individuo il principio è identico: una mente senza regolazione produce carico cognitivo, conflitto interno, inefficienza esecutiva.

“Il dialogo interno c’è, ma molti lo ignorano. Così rinunciano alla possibilità di agire consapevolmente.”
Oltre ogni vittoria, 2024

“La mente è la prima infrastruttura operativa della nostra prestazione.”
Performance, 2024

Sintesi clinica e operativa

  • Il contenuto rappresenta l’obiettivo.
  • La relazione è l’insieme dei meccanismi che ne permette l’elaborazione e la realizzazione.

Lavorare su uno solo di questi elementi è come curare un organo ignorando il sistema che lo regola. L’equilibrio è il vero moltiplicatore di efficienza, e la sua assenza ha un costo diretto, prevedibile e documentato.


note bibliografiche
  • SHRM – The Cost of Poor Communication, 2022
  • Grammarly & Harris Poll – Lost Productivity Study, 2022
  • CollabGenius – The Cost of Team Underperformance, 2023
  • BusinessWire, DiscoveryABA, Pumble – Workplace Efficiency and Health, 2024
  • Kivimäki et al. – Job Strain and Cardiovascular Risk, 2012
  • Goleman, D. – Emotional Intelligence, 1995
  • Benini, P. – Performance, Oltre ogni vittoria, Primum Non Nocere, 2024
  • Edgar Schein – Organizational Culture and Leadership
  • Karl Weick – Sensemaking in Organizations

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