Giovani “w” il Caos

Con Qualche Regola

by Psychè

Cari giovani, ve lo dico, non sono qui per farvi la predica. Ve ne vengono fatte fin troppe di prediche, da quelli che “al mio tempo”, “quando ero giovane io”. Ce ne sono tanti di maestri che insegnano senza aver imparato Non voglio, appunto, fare quello che alza il dito e dice: “Ai miei tempi…” perché, a essere sinceri, i miei tempi non erano poi così diversi e io non ero così diverso da voi e da quello che sono ancora, vivevo e vivo. Si certo, cambiano i vestiti, cambiano le mode, cambiano i modi di comunicare, certo. Ma l’impulso giovane di vivere tutto e subito, di bruciare ogni attimo come se fosse l’ultimo, quello non cambia mai. È scritto dentro di noi, nel codice segreto della giovinezza.

Quindi no, non vi dirò di rallentare. Anzi, vi dirò il contrario: accelerate, correte. Correte forte, spingete al massimo, fate tutto quello che vi passa per la testa. Vivete di slancio, di impeto, di quell’urgenza che vi fa sentire immortali, invincibili, come se la vita fosse un fuoco d’artificio che esplode solo per voi. Perché, lasciatemelo dire, il tempo vissuto intensamente non è mai sprecato. Anche quando sbagliate. Anche quando vi sembrerà o, di più, qualcuno vi dirà di aver buttato via giornate intere dietro a sogni che non portano da nessuna parte. Ogni errore, ogni deviazione, ogni follia ha un valore. È vita che pulsa, che morde, che lascia segni, anche profondi. E quei segni, credetemi, un giorno li dovrete guardare con tenerezza, non con rimpianto.

Ma, e qui arriva il punto, il caos totale non è libertà. O meglio, lo è, finché non ti ritrovi così perso da non sapere più dove sei e quindi non sai come tornare. Il problema non è l’istinto, l’eccesso, il desiderio di vivere fuori dagli schemi. Il problema nasce quando quella voglia di andare oltre diventa un modo inconsapevole per non affrontare nulla, per non scegliere mai, per non costruire niente. Perché sì, la vita è un viaggio, ma se passi tutto il tempo a girare in tondo, prima o poi magari ti accorgi che non stai andando da nessuna parte.

Non sto dicendo di avere un piano dettagliato, non è nella mia natura, io non lo ho mai avuto. Nessuno vi deve chiedere di sapere esattamente cosa volete fare da grandi—anche perché molti adulti non lo sanno ancora oggi. Ma una direzione di se , quella sì. Un’idea di chi volete essere, anche se vaga, anche se ogni tanto necessita di qualche aggiustamento, quella si . Perché il rischio più grande alla lunga è quello di galleggiare. Restare lì, sospesi in un eterno “vediamo che succede” finché un giorno vi sveglierete e scoprirete che non è successo niente o non avrete determinato niente.

E parliamo dell’apparire, visto che oggi sembra quasi una colpa voler essere visti. Non fatevi ingannare da chi dice che cercare attenzione è superficialità. È umano voler essere notati. È naturale voler lasciare un segno, anche piccolo, anche effimero. Il problema non è volere i riflettori; il problema è pensare che siano tutto. Se sotto la superficie non c’è niente, se vivete solo per l’immagine che gli altri hanno di voi, allora sì che rischiate di svuotarvi. Ma se quell’immagine è solo una parte di voi, se c’è sostanza oltre il filtro, allora va benissimo. Mostratevi. Brillate. Fatevi vedere. Non c’è nulla di male in questo.

E il lusso? L’eccesso? L’abitudine a cercare sempre di più, di volere tutto? Godetevelo, se vi piace. Provate, sperimentate, riempitevi gli occhi di cose belle. Non c’è niente di sbagliato nel volere il superfluo, finché non diventa l’unica cosa che vi definisce. Il pericolo non è nell’avere troppo, ma nel pensare che sia tutto lì. Perché il rischio è che, una volta ottenuto tutto, vi chiediate: “E ora?”

E sì, alla fine arriva sempre quella parola: disciplina. Lo so, suona come un peso, un limite. Ma la disciplina non è il nemico del caos; è ciò che vi permette di sopravvivere a esso. Non serve per trasformarvi in automi o per incastrarvi in una routine senza anima. Serve per tenervi in piedi quando il resto crolla. È la base su cui potete costruire, demolire e ricostruire ancora. Non è una gabbia. È una bussola. Non vi dice dove dovete andare, ma vi ricorda che potete scegliere una direzione.

Non sto dicendo di vivere con prudenza. La prudenza è sopravvalutata. Sto dicendo di vivere con consapevolezza. Di essere folli, ma sapere di esserlo. Di perdervi, ma avere almeno un’idea di come si torna. Di spingervi oltre ogni limite, ma ricordarvi che alcuni confini esistono per un motivo. E no, non parlo solo delle leggi, che pure hanno il loro perché, anche se a volte sembrano fatte apposta per farci arrabbiare, ma dei confini interiori. Quei limiti invisibili che, se superati troppo spesso, rischiano di farci perdere pezzi di noi.

Quindi sì, fate tutto quello che vi passa per la testa. Vivete forte, amate senza riserve, sbagliate clamorosamente, ridete fino a farvi male la pancia. Siate un casino meraviglioso. Ma non dimenticatevi di voi stessi. Non lasciate che il rumore copra la vostra voce. E tenete sempre in tasca una bussola, anche se pensate di non averne bisogno. Non perché vi serva subito. Ma perché, un giorno, potreste voler tornare a casa. E sarà bello sapere che sapete ancora come si fa.

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