” In estrema sintesi, un sistema autopoietico è un sistema capace di conservare la sua unità senza contatto con l’ambiente. Un sistema vivente autopoietico non può essere determinato/perturbato/irritato da nessun elemento esterno (ambiente). La trasformazione del sistema è dovuta ad una sua capacità organizzativa di connettere i suoi elementi al proprio interno”
“La conoscenza non è il risultato di un apprendimento sull’esterno, cioè sull’ambiente, ma è un processo che riguarda il sistema stesso che osserva: la descrizione di ciò che sta all’esterno è la descrizione della stessa osservazione dell’osservatore“
La Mente come Fabbrica di Realtà Soggettive
Non esiste una realtà oggettiva. Non esiste una verità assoluta. Esistono solo frammenti di percezioni intrecciati alla trama degli schemi mentali che guidano la nostra esperienza. È questa la lezione più radicale che emerge dal modello dei sistemi chiusi e aperti, elaborato da Maturana e Varela. La mente umana, lungi dall’essere una finestra trasparente sul mondo, è un sistema autopoietico che costruisce il proprio universo di significati, filtrando, distorcendo e riordinando incessantemente gli stimoli esterni.
Il Paradosso della Mente: Tra Apertura e Chiusura
La mente vive un paradosso. Da un lato, è un sistema aperto, apparentemente connesso al mondo, continuamente sollecitato da una moltitudine di stimoli sensoriali. Dall’altro, opera come un sistema chiuso, una macchina autopoietica che si muove secondo regole interne, votata al mantenimento della propria coerenza.
La Mente come Sistema Aperto
Nella sua apertura, la mente riceve input dall’esterno: colori, suoni, odori, sensazioni tattili e molto altro ancora. Questi stimoli rappresentano i punti di contatto tra l’individuo e il mondo, fornendo la materia prima per la costruzione della realtà. Tuttavia, questa apertura è sempre mediata. Non esiste un accesso diretto o neutrale alla realtà: ogni stimolo viene filtrato attraverso i confini strutturali del sistema cognitivo.
La Mente come Sistema Chiuso
In quanto sistema chiuso, la mente elabora gli input esterni in base a schemi preesistenti. Questi schemi – frutto di esperienze passate, apprendimenti e predisposizioni innate – non solo organizzano i dati sensoriali, ma li reinterpretano in modo da confermare e consolidare la struttura interna. Il risultato? La percezione non è mai una registrazione fedele del mondo, ma una costruzione soggettiva che risponde a logiche interne di stabilità e coerenza.
Il Ruolo degli Schemi Cognitivi: Architetti dell’Illusione
Gli schemi cognitivi sono i veri architetti della realtà soggettiva. Essi orientano, limitano e modellano la nostra percezione, determinando cosa vediamo e cosa ignoriamo, cosa riteniamo vero e cosa respingiamo come falso. Il loro ruolo si manifesta in tre dimensioni principali:
- Filtri della percezione: Gli schemi agiscono come lenti che colorano ogni esperienza. Gli stimoli esterni non sono mai interpretati oggettivamente, ma sempre mediati attraverso i filtri preesistenti.
- Custodi della coerenza interna: Fungono da stabilizzatori del sistema cognitivo, garantendo continuità e resistenza al cambiamento. Quando nuove informazioni minacciano l’equilibrio interno, vengono reinterpretate o rifiutate.
- Motori della ricerca attiva: La mente non si limita a rispondere passivamente agli stimoli, ma li cerca attivamente. Tuttavia, la ricerca non è casuale: la mente esplora il mondo alla ricerca di conferme, in una danza incessante che alimenta e perpetua le sue convinzioni.
La Costruzione della Realtà: Un Gioco di Specchi
L’interazione tra apertura e chiusura dà vita a un processo di costruzione della realtà che non è mai neutrale. La mente, per sua natura, seleziona, amplifica, riduce e organizza gli stimoli esterni in base ai propri schemi interni. In questo senso, ogni individuo vive in un mondo unico, una realtà soggettiva che è il prodotto del continuo intreccio tra input sensoriali e interpretazioni interne.
Questo gioco di specchi spiega perché la realtà sia sempre ambigua e la verità, sempre sfuggente. Ciò che consideriamo reale è in realtà una sintesi provvisoria, un compromesso dinamico tra ciò che il mondo offre e ciò che la mente è disposta a vedere. Ogni percezione è, in ultima analisi, una costruzione narrativa che riflette i bisogni, le credenze e i limiti del sistema cognitivo.
Verso una Verità Soggettiva
La distinzione tra sistema chiuso e sistema aperto non è solo una teoria affascinante: è una lente che ci consente di comprendere la natura profondamente soggettiva dell’esperienza umana. La mente non registra il mondo; lo crea. E in questo processo creativo, non c’è spazio per una realtà oggettiva o una verità assoluta. Ogni individuo è il costruttore del proprio universo, un artigiano instancabile che intreccia input sensoriali e schemi cognitivi in una trama unica e irripetibile. Siamo, in definitiva, prigionieri delle nostre menti e liberi nella nostra soggettività. Il mondo non esiste come dato oggettivo; esiste solo come storia che scegliamo di raccontare a noi stessi. E forse, proprio in questa libertà di costruire il nostro racconto, risiede il cuore dell’esperienza umana.