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Ma i KIWI chi imitano?

La psicologia della prestazione è un campo che richiede un approccio moderno e scientifico, basato su dati e su una rigorosa applicazione del pensiero probabilistico. Non si può più fare affidamento su intuizioni, supposizioni o analisi superficiali; è essenziale comprendere che il successo non è determinato esclusivamente da fattori visibili o immediati, ma da una molteplicità di variabili che devono essere individuate e analizzate in termini probabilistici e statistici. Quanta probabilità c’è che il vantaggio che ha un mio competitor sia determinato da quell’aspetto e quanto sono confidente della mia analisi?

Questo tipo di approccio permette di riconoscere che, in contesti competitivi, non esistono certezze assolute, ma solo probabilità di successo basate su condizioni variabili e complesse. Di conseguenza, il miglioramento delle prestazioni non dipende che in minima parte dall’imitazione delle strategie vincenti altrui, bensì da un’analisi critica e dalla capacità di innovare nelle nostre soluzioni.

La tentazione di fare previsioni e analisi sui risultati delle regate di competizioni come l’America’s Cup è indubbiamente affascinante. Spesso ci si concentra nel cercare di capire quali siano stati i fattori chiave che hanno portato un team al successo, studiando nei minimi dettagli le soluzioni adottate, con la speranza di poter replicare quella stessa superiorità. Tuttavia, c’è una trappola mentale insidiosa dietro questo approccio. La probabilità che tali analisi siano veramente accurate e non frutto del caso è piuttosto bassa, poiché il successo di una squadra dipende da molteplici variabili, spesso uniche e non replicabili nel loro insieme.

In questo contesto, il rischio non risiede solo nella complessità dell’analisi, ma nel suo impatto sulle nostre capacità di innovazione. Quando concentriamo troppo tempo ed energie nell’imitare le soluzioni altrui, riduciamo significativamente lo spazio per la creatività e l’originalità, elementi che potrebbero invece permettere a noi di sviluppare un vantaggio competitivo unico. Invece di focalizzarci esclusivamente su ciò che ha funzionato per gli altri, dovremmo impegnarci anche e forse molto di più nell’ esplorare nuove vie, inventare soluzioni inedite e adattarle alle nostre esigenze.

Dietro a questo errore, vi sono profondi meccanismi psicologici che guidano il nostro comportamento. Essi non solo limitano la nostra capacità di essere innovativi, ma ci fanno cadere nella trappola dell’imitazione, una strategia che può sembrare rassicurante nel breve termine, ma che spesso soffoca l’originalità e la crescita a lungo termine. Siamo spinti inconsciamente a ripetere ciò che vediamo funzionare altrove, senza considerare che tale approccio molto probabilmente non sarà la chiave per il nostro successo.

Questi meccanismi mentali, e il modo in cui influenzano il processo decisionale e l’innovazione, meritano una riflessione più profonda per comprendere appieno come superare queste barriere psicologiche. Solo così possiamo riscoprire il valore della creatività e della sperimentazione, e smettere di imitare per cominciare a inventare.

Ci sono importanti fenomeni psicologici legati per esempio al bias di imitazione e al conformismo mentale, che possono influenzare negativamente la capacità di un team o di un individuo di innovare e trovare soluzioni originali.

Bias di imitazione e ancoraggio cognitivo

Quando una squadra vede il successo di un’altra, è facile che si senta incline a imitare strategie o tecniche vincenti. Questo avviene per due motivi principali:

  • Evoluzione della mente umana: Siamo naturalmente cablati per apprendere attraverso l’imitazione, un meccanismo che ha garantito la sopravvivenza e il progresso delle società nel corso del tempo. È infatti molto più sicuro e veloce replicare ciò che già funziona, piuttosto che sperimentare soluzioni nuove con il rischio di fallire. Tuttavia, questo meccanismo può portarci a una trappola: chi scegliamo di imitare? Stiamo imitando una strategia di successo senza chiederci se chi ha vinto ha, a sua volta, imitato o innovato? Questa domanda cruciale spesso viene ignorata.
  • Ancoraggio cognitivo: Le persone tendono a fissarsi su una prima soluzione considerata valida e hanno difficoltà a discostarsi da essa. Quando vedono una soluzione funzionante in un altro contesto (come in un altro team), l’ancoraggio cognitivo rende difficile esplorare alternative. Questo limita la creatività e la capacità di trovare soluzioni innovative che potrebbero essere più adatte al nostro contesto specifico.

Conformismo e pressione sociale

Un altro meccanismo psicologico è il conformismo mentale, in cui un individuo o una squadra si sente spinta a seguire la strada tracciata da altri per evitare il rischio di fallimento. Questo processo di conformismo può essere inconsapevole ed è spesso influenzato dalla pressione esterna o dall’opinione dominante in un dato ambiente.

  • Evita il rischio di critica: Quando si imitano soluzioni altrui, si sente meno pressione a giustificare una scelta non convenzionale. Essere conformi riduce il rischio di essere criticati per eventuali errori.
  • Sicurezza psicologica: Scegliere un percorso già testato fornisce una sensazione di sicurezza, anche se ciò limita l’esplorazione di approcci nuovi e creativi.

Blocco della creatività e mancanza di innovazione

Imitare soluzioni già esistenti, come accennato nel tuo esempio, sottrae tempo e risorse alla creazione di nuove idee. Il tempo dedicato a replicare ciò che fanno gli altri limita la capacità di riflettere in modo critico, esplorare alternative e trovare innovazioni che potrebbero offrire un vero vantaggio competitivo.

  • Zona di comfort mentale: Imitare soluzioni vincenti ci fa sentire in una zona sicura, ma questo impedisce lo sviluppo della resilienza creativa, ovvero la capacità di perseverare nella ricerca di nuove idee anche di fronte a potenziali fallimenti.
  • Paradosso della scelta rapida: Cercare soluzioni immediate e apparentemente efficaci può condurre a una forma di pensiero a breve termine che sacrifica il potenziale a lungo termine. Innovare richiede tempo e spesso molti tentativi fallimentari prima di arrivare a una svolta.

Soluzioni per contrastare questi meccanismi

Per evitare di cadere in questo errore mentale e promuovere un approccio più innovativo, alcune strategie utili sono:

  • Sviluppo di un mindset sperimentale: Favorire una cultura in cui l’esplorazione di nuove idee e il fallimento siano visti come parte naturale del processo creativo. Questo riduce la paura dell’errore e incoraggia la ricerca di soluzioni non convenzionali.
  • Sfruttare la diversità cognitiva: Creare team con competenze e prospettive diverse può generare un flusso di idee più ampio e innovativo, evitando di ancorarsi su un’unica soluzione.
  • Esercizi di pensiero laterale: Tecniche come il brainstorming senza giudizio, il pensiero divergente e l’uso di scenari ipotetici possono stimolare il cervello a cercare nuove connessioni e soluzioni.
  • Valutazione critica e distaccata delle soluzioni vincenti altrui: Invece di imitare ciecamente, è importante studiare in modo critico cosa funziona per gli altri, analizzando quali elementi possano davvero essere applicabili al proprio contesto e quali, invece, richiedano adattamenti o soluzioni completamente diverse.

L’imitazione può sembrare una strada facile e sicura, ma diventa un ostacolo all’innovazione. Superare questi meccanismi mentali richiede una consapevolezza di questi bias e un impegno costante verso la ricerca di soluzioni creative e originali. Promuovere un ambiente dove il rischio di esplorazione e la creatività siano valorizzati permette di rompere il ciclo dell’imitazione e portare a innovazioni uniche e più efficaci.

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