IL CASO VOLLEY FEMMINILE ITALIANO
Il concetto di “flow” o stato di flusso è stato studiato e introdotto per la prima volta dallo psicologo Mihaly Csikszentmihalyi negli anni ’70. Csikszentmihalyi era affascinato dal modo in cui alcune persone riuscivano a ottenere un livello di coinvolgimento e soddisfazione talmente profondo nelle loro attività da perdere la percezione del tempo e di se stessi. Questo stato mentale, secondo lui, è caratterizzato da un’estrema concentrazione e da un senso di serenità, in cui l’individuo è totalmente immerso in ciò che sta facendo, tanto che ogni movimento, pensiero e azione sembrano seguire inevitabilmente e naturalmente l’uno dall’altro.
Csikszentmihalyi ha condotto numerosi studi per comprendere meglio questo fenomeno, intervistando professionisti di vari campi, dagli artisti agli atleti, per capire cosa li portasse a sentirsi così coinvolti nelle loro attività. Dalle sue ricerche, è emerso che lo stato di flow si manifesta quando una persona è impegnata in un compito che rappresenta una sfida bilanciata tra difficoltà e capacità personali. Se il compito è troppo semplice, subentra la noia; se è troppo difficile, sopraggiunge l’ansia. Tuttavia, quando c’è un equilibrio perfetto, l’individuo può entrare in questo stato di flusso, in cui si perde la percezione del tempo e si prova una profonda soddisfazione.
Csikszentmihalyi ha identificato diverse caratteristiche del flow, tra cui: obiettivi chiari, feedback immediato, una perdita della consapevolezza di sé, e una sensazione di controllo totale sull’attività. Questo stato non è solo un’esperienza piacevole, ma può anche portare a prestazioni eccezionali, poiché la persona è in grado di operare al massimo delle sue capacità.
Applicando questo concetto allo sport, e in particolare pensando al punto di partenza e allo stato attuale della squadra Italiana di pallavolo durante l’Olimpiade vinta con secco 3 a 0 agli USA, è chiaro come il flow possa essere un fattore determinante per raggiungere il successo. Quando una squadra entra in questo stato, ogni giocatore è completamente immerso nel gioco. Le azioni diventano fluide, quasi automatiche, e tutto avviene con una naturalezza sorprendente. Non ci sono distrazioni, solo l’attenzione focalizzata sul compito in corso.
Per raggiungere questo stato durante una competizione così intensa come l’Olimpiade, il lavoro di preparazione è essenziale. Lo staff tecnico deve garantire che la squadra sia non solo fisicamente pronta, ma anche mentalmente preparata. La costruzione della resilienza mentale, la fiducia reciproca e la chiarezza degli obiettivi sono fattori chiave. Ogni giocatore deve sapere esattamente cosa fare e come farlo, senza esitazioni o dubbi.
La gestione del gruppo è un altro elemento cruciale. Creare un ambiente di squadra positivo, coeso e basato sulla fiducia reciproca permette ai giocatori di sentirsi liberi di esprimersi e di supportarsi a vicenda. L’allenatore ha un ruolo fondamentale, non solo come guida tecnica, ma anche come figura di riferimento che ispira e motiva il gruppo. Inoltre, il team deve saper mantenere alta la concentrazione e adattarsi rapidamente alle circostanze, modificando la strategia di gioco se necessario.
Le dinamiche interne della squadra devono essere gestite con attenzione, poiché il rispetto e la fiducia tra i giocatori sono essenziali per una prestazione collettiva efficace. I leader all’interno della squadra, spesso i giocatori più esperti, devono essere in grado di guidare i compagni e gestire le situazioni di stress, mantenendo la squadra unita e focalizzata sull’obiettivo comune.
Entrare nello stato di flow non è qualcosa che si può forzare, ma è il risultato di una preparazione accurata e di una gestione eccellente della squadra. Quando una squadra di pallavolo riesce a raggiungere questo stato durante un’Olimpiade, le possibilità di vittoria aumentano notevolmente. Il flow permette ai giocatori di esprimere al massimo il loro potenziale, trasformando ogni scambio di palla in un’opera d’arte collettiva. È in questi momenti che una squadra passa dall’essere buona a diventare leggendaria, scrivendo la storia dello sport.