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SEI DEPRESSO?

Secondo il cognitivismo, la costruzione di un’organizzazione di significato personale di tipo depressivo si riferisce al modo in cui un individuo interpreta, comprende e dà senso alle proprie esperienze di vita. Nei tipi depressivi, questo processo è caratterizzato da un modo di pensare che perpetua sentimenti di tristezza, disperazione e bassa autostima. Questo avviene attraverso diverse fasi e meccanismi.

Innanzitutto, le credenze di base e gli schemi svolgono un ruolo cruciale. Gli individui sviluppano credenze profonde e pervasive di inadeguatezza, fallimento e indegnità. Questi schemi negativi sono modelli mentali rigidi che filtrano l’esperienza e conducono a interpretazioni negative e pessimistiche degli eventi.

Inoltre, le persone con pensiero depressivo tendono a interpretare la realtà in modi distorti che confermano le loro credenze negative. Queste distorsioni cognitive comprendono il pensiero tutto o nulla, che vede le cose in bianco e nero senza via di mezzo; la sovrageneralizzazione, che porta a trarre conclusioni generali da un singolo evento negativo; l’astrazione selettiva, che focalizza l’attenzione su un dettaglio negativo ignorando il contesto positivo; e la squalifica del positivo, che consiste nell’ignorare o sminuire i successi e le esperienze positive.

Un altro aspetto importante è rappresentato dai pensieri automatici negativi, che sono pensieri involontari e ricorrenti riflettenti credenze negative e distorsioni cognitive. Questi pensieri automatici, come “non ce la farò mai” o “nessuno mi ama”, emergono spontaneamente e contribuiscono a mantenere lo stato depressivo.

I comportamenti di mantenimento, come l’evitamento e la ruminazione, giocano anch’essi un ruolo significativo. L’evitamento consiste nell’evitare situazioni che potrebbero provocare delusione o fallimento, riducendo così le opportunità di esperienze positive e confermando la visione negativa di sé. La ruminazione, d’altra parte, implica il rimuginare continuamente su eventi negativi, amplificando il loro impatto emotivo e mantenendo i sentimenti depressivi.

Tutto questo crea un ciclo di feedback negativo. Le interpretazioni pessimistiche degli eventi portano a comportamenti che confermano ulteriormente le credenze negative, rinforzando così il sistema di pensiero depressivo. Questo ciclo può essere ulteriormente rafforzato dalle esperienze passate, soprattutto durante l’infanzia, che contribuiscono alla formazione di credenze e schemi negativi. Se una persona riceve conferme delle proprie credenze negative attraverso l’interazione con l’ambiente, queste diventano più radicate.

Per intervenire su questo ciclo, la Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT) si è dimostrata efficace. La CBT mira a identificare e modificare le distorsioni cognitive e le credenze negative attraverso tecniche come la ristrutturazione cognitiva e l’esposizione graduata. Anche le tecniche di mindfulness possono essere utili, poiché aiutano a sviluppare una consapevolezza non giudicante dei propri pensieri e sentimenti, riducendo la ruminazione. Inoltre, il supporto sociale, attraverso interazioni positive con amici e familiari, può fornire feedback positivi e contrastare le credenze negative.

Il pensiero depressivo, quindi, secondo il cognitivismo, è il risultato di credenze negative profonde, distorsioni cognitive, pensieri automatici negativi, comportamenti di mantenimento e feedback negativo. Questi elementi si rinforzano a vicenda, creando un ciclo che perpetua la depressione. Interventi cognitivi mirano a rompere questo ciclo, promuovendo modi di pensare più realistici e positivi.

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